Benefattrice dona i banchi nuovi al Santo
Una signora lascia 30 mila euro in eredità ai frati della Basilica: ieri sono stati montati i nuovi arredi

IL SANTO. Gli operai stanno cambiando i banchi all’interno della basilica del Santo, grazie alla donazione di una benefattrice
PADOVA. Alle 11,30 un camion rosso è entrato nel sagrato del Santo. Sul telone una scritta: «Genuflex»: è il nome della ditta di Maser (Treviso) che produce arredamenti per chiese e conventi. Mobili da preghiera per sedersi e inginocchiarsi, per seguire il rito della messa come prescrive la liturgia.
Il Santo ha rinnovato il suo mobilio e i vecchi banchi, erano 24, sono stati regalati dai frati con il placet del legato pontificio alla basilica di Santa Giustina. E infatti ieri mattina nella chiesa di Sant'Antonio, mentre è in corso una messa, di banchi non ce n'è nemmeno uno, il trasloco nella grande chiesa benedettina è già stato fatto e i fedeli del Santo che seguono messa sono seduti o inginocchiati sulle sedie.
Sedie nuove di pallino, le vecchie, infatti, sono state sostituite recentemente: alcune erano sgangherate, in qualche caso pericolose e c'erano state lamentele, soprattutto da parte delle donne, perché il legno consumato sfilacciava le calze con le sue schegge. Queste nuove, di legno lucido, scure come il bronzo, sono più confortevoli, più ergonomiche, come si dice oggi.
Insomma, un passo necessario, in quella fabbrica in continuo riassesto che è la basilica del Santo, e adesso sono arrivati i banchi nuovi, con la lucentezza e il profumo del legno appena lucidato.
Gli operai li stanno scaricando sulla piazza per poi montarli su carrelli e spingerli in chiesa. Sono in numero maggiore dei precedenti, oltre 30, ognuno è lungo 3 metri e 20. «Decisamente più comodi - dice il rettore della basilica, padre Enzo Poiana - gli altri erano in qualche modo espiativi, penitenziali. Nulla di storico o di prezioso nell'arredo precedente, altrimenti avremmo provveduto al restauro, anche se c'era un legame affettivo perché erano stati costruiti dai fratelli della comunità che svolgono attività di lavoro: marangoni, falegnami, artigiani del legno e quindi li sentivamo profondamente nostri».
Nell'acquisto dei nuovi banchi c'è la mano della Provvidenza. Una signora ha voluto lasciare al Santo qualcosa che la ricordasse, e l'ha scritto nel testamento. Il valore è di 30 mila euro e la decisione di impiegare questo legato per acquistare dei nuovi banchi da preghiera è stata accettata. Alcuni degli inginocchiatoi recheranno una targhetta con il nome della donatrice.
Il nuovo arredo consente di far sedere e inginocchiare oltre 1000 fedeli. I banchi sono disposti al centro, come gli opliti in una formazione di battaglia e occupano lo spazio dal pulpito all'altar maggiore, le sedie sono collocate sulle fasce laterali. Va detto che la maggior parte delle funzioni religiose oggi si svolge sull'altare maggiore, quello con i bronzi, dove sono concentrate le sculture del Donatello (Crocifisso, Madonna con Bambino, San Ludovico, Santa Giustina, San Francesco, Sant'Antonio, San Daniele, San Prosdocimo). Sull'altare c'è anche il candelabro di bronzo di Andrea Briosco, alto 5 metri e 36 centimetri. Un tempo le messe venivano officiate anche nella Cappella dell'Arca, ma una delle caratteristiche della basilica è il flusso di fedeli in continuo movimento verso la tomba di Antonio o verso la Cappella del Tesoro con i suoi cento reliquiari e la profusione di oggetti di oreficeria. Per cui la messa sull'altare dell'Arca provocava frequenti ingorghi.
Ospitano messe per gruppi di fedeli in pellegrinaggio, soprattutto stranieri, anche la Cappella della Madonna Mora e, all'esterno, sul piazzale, quella di San Giorgio. Sopra la Cappella dell'Arca, splendida dopo il recente restauro c'è la sigla RP. PA. PO. che significa Respublica Patavina Posuit.
Il Santo era di proprietà comunale, ma per l'articolo 27 del Concordato 11 febbraio 1929, la basilica con edifici e opere connesse è stata ceduta alla Santa Sede. Il rettore, Enzo Poaina fa notare che, come risulta da vecchie fotografie ed incisioni, la chiesa un tempo era completamente vuota di «mobili», non c'erano né banchi né sedie. I fedeli assistevano alle messe in piedi e, quando il rito lo prevedeva, si inginocchiavano sul pavimento. I costumi erano più spartani. Oggi non c'è chiesa che non abbia sedie e inginocchiatoi.
«Il rinnovo dei banchi e delle sedie - ha detto Gianni Berno, presidente della Veneranda Arca del Santo - è un'operazione di adeguamento importante per la comunità antoniana e per i fedeli che innalzano le loro preghiere al più universale di tutti i santi».
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