Biennale è anche duello di mondanità tra feste, cocktail, cene di gala

Un giardino di limoni e suonatori di tamburi per Pinault, tavole di specchi e peonie per Fendi
San Giorgio trasformato da Pinault in un giardino di limoni
San Giorgio trasformato da Pinault in un giardino di limoni

Biennale e mondanità: un Giardino di limoni e tamburi per la festa di Pinault

VENEZIA. Non solo installazioni alla Biennale: anche feste, dinner, cocktail.

È l’arte all’ora di cena, o poco prima, ma soprattutto dopo, quando le file degli invitati si scompongono per ricomporsi altrove, in formazioni inedite, talvolta audaci, in ogni caso biennalesche. A nessuno, infatti, è sfuggita la carezza da asteoridi tra il gruppo Lvmh di Bernard Arnault e François Pinault che si sono spartiti i giorni della settimana (il martedì al primo, ieri sera all’altro) e le celle frigorifere dei fioristi rubacchiandosi disinvoltamente anche qualche ospite.

Lì dove, martedì sera, Vuitton ha messo in campo l’artiglieria pesante - la mostra dedicata a Pierre Huyghe all’Espace della maison in calle Vallaresso e poi la cena nel Salone da ballo del Museo Correr e quindi un’ultima coppa di champagne (Ruinart) all’ultimo piano del T Fondaco per festeggiare il Padiglione della Francia - ieri sera ha brillato Pinaultm che festeggia il suo Damien Hirst, già da un mese a Palazzo Grassi e Punta della Dogana.

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Lì dove il presidente e Ceo di Fendi, Pietro Beccari, ha incantato i suoi ospiti disponendoli intorno a due lunghissimi tavoli foderati di specchi sui quali si riflettevano i teleri della Scuola di San Rocco, il bretone ha risposto prendendosi la Fondazione Cini e ha accolto i suoi ospiti a San Giorgio al ritmo prodotto da suonatori bretoni di tamburo: disposti davanti alla chiesa, martellavano su vecchi bidoni di metallo producendo musica e ipnosi.

Le grandi tavole di specchi e peonie a San Rocco per Fendi
Le grandi tavole di specchi e peonie a San Rocco per Fendi

Lì dove l’uno ha fatto decorare la sala del Tintoretto con una serra di peonie bianche, l’altro ha risposto a colpi di agrumi. Sessanta piante di aranci e limoni, disposte su tre file: un corridoio spettacolare per la passerella degli arrivi.
Erano in 1300, mercoledì sera da Pinault, tra artisti, galleristi, tra cui Gagosian che gli esperti definiscono il più potente al mondo, direttori di musei, la famiglia al completo con Salma Hayek e Francois-Henri. Charlotte Casiraghi, Farah Diba, Adrien Brody, Bianca Brandolini d’Adda. Per tutti, ostriche e formaggi serviti in cassettine di legno prima, tra suoni di violini e il confortante calore delle stufe.

Erano in duecento da Fendi, più altri trecento al Correr, più altri cinquecento al T Fondaco, quindi i conti sono pari. Chi c’era da entrambe le parti dice che non ci sono paragoni, salvo tacere chi dei due abbia superato l’altro. L’arte della mondanità, scivolosa anch’essa, esige quel fair play che consente di fluttuare (fin che ce n’è) da un posto all’altro come solo in laguna è dato di fare. I parsimoniosi non se ne perdono una, oggi con Bulgari e Venetian Heritage alle Gallerie dell’Accademia, con l’americano Mark Bradford a Palazzo Ducale, a Ca’ Corner della Regina da Prada e, domani, giù nei Piombi del Ducale con lo stilista Domenico Dolce. Stefano Gabbana, invece, resta a casa.
 

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