Un biglietto sulla lapide di Simone, un anno dopo la morte: «Mi hai salvato la vita»
Il 22enne di Galliera è morto dopo una caduta dal tetto. La famiglia ha donato gli organi, in sei hanno ricevuto il suo dono

«Alla persona che mi ha salvato la vita. Riposa in pace, angelo».
Sono poche parole, scritte su un biglietto giallo, lasciato sulla tomba di Simone Bonato, ma bastano a trafiggere il cuore. La famiglia ha trovato quel messaggio nei giorni in cui cadeva il primo anniversario della morte del ragazzo di 22 anni, e non è stato solo un ricordo: è stato un ponte, un legame invisibile tra chi non c’è più e chi è tornato a vivere proprio grazie a lui.
Simone viveva a Galliera Veneta ed è morto un anno fa, dopo 18 giorni in rianimazione.
Era il giorno di Pasquetta e si trovava a Campretto di San Martino di Lupari. Il pallone finito su un tetto, una salita veloce, un attimo di spensieratezza interrotto dal cedimento della copertura. Un volo di cinque metri, poi la corsa in ospedale.
Da quel momento, amici e familiari non lo hanno lasciato mai solo, portando musica, ricordi, parole, fino a che il tempo si è fermato. Ma Simone, in silenzio, ha continuato a donare.
«Qualcuno vive grazie a Simo... è stata una bellissima sorpresa» ha scritto Fanny Brotto, la madre di Simone, dopo aver trovato quel bigliettino. «Mi ha commossa profondamente. Spero un giorno di poter abbracciare queste persone».
Lo dice con una voce che oscilla tra il dolore di una ferita che non guarisce e la consapevolezza luminosa di un dono incalcolabile. In sei oggi vivono grazie a Simone. Hanno ricevuto il suo cuore, i suoi reni, il fegato, i polmoni, le cornee. Uno di loro ha sentito il bisogno di restituire un grazie concreto, visitando il cimitero di Galliera per rendere omaggio al suo “angelo”. Fanny, in questi mesi, ha trasformato il dolore in seme. Non si è chiusa, non ha smesso di raccontare suo figlio.
Sui social, ha scritto anche l’11 aprile: «Oggi è la Giornata mondiale della donazione di organi. A quasi un anno dalla tua generosità, voglio ricordare chi grazie a te ha avuto una seconda opportunità: spero un giorno di potervi conoscere». Una madre che continua a parlare con la voce del figlio, a portare avanti quello che lui stesso diceva: «Con l’altruismo, la generosità e un sorriso sulle labbra si può cambiare la vita delle persone».
Simone era un ragazzo solare, con una vena artistica forte: aveva frequentato il liceo artistico Fanoli di Cittadella, lavorava con il papà come montatore di serramenti, e aveva da poco aperto la sua partita Iva. Aveva creato un logo, una “S” a forma di infinito, che oggi è diventata simbolo di un progetto benefico. Magliette, felpe, pantaloncini: tutto per continuare a fare del bene, come avrebbe voluto lui. La sua storia, le sue foto, i sorrisi, tutto è raccolto nella pagina Instagram @simonebonato.stories.
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