Bimbo salvato grazie all’aereo di Tsipras
PADOVA. Era appena iniziata l’estate quando il professor Gino Gerosa, direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, ha ricevuto la chiamata del direttore del Centro nazionale trapianti. In Grecia, Alexandros, 5 anni, stava morendo all’ospedale di Patrasso per una grave insufficienza cardiaca. Solo un trapianto di cuore avrebbe permesso al piccolo di sopravvivere. Per Gerosa e il suo team è iniziato un viaggio ricco di imprevisti che si sono trasformati in vittorie. Alexis Tsipras, il primo ministro greco, ha messo a disposizione del team padovano l’aereo della Presidenza del Consiglio dei Ministri greco.
Questa e tante altre storie sono racchiuse nel libro “L’altro cuore: vite professionali, storie dei pazienti e scienza in Cardiochirurgia”, a cura di Gino Gerosa per Padova University Press. L’opera è stata presentata ieri, nell’aula Magna del Bo, in occasione del convegno “Dal cuore umano al cuore meccanico: 1985-2015 trent’anni dal primo trapianto di cuore”. Il volume è composto da 22 capitoli che portano le testimonianze di chi collabora con l’Istituto Gallucci di Padova. Ogni capitolo prende il nome dal titolo di un film.
«La vita di un cardiochirurgo è un oscillare continuo tra sconfitta e successo, tra vita e morte», dichiara il professor Gerosa, «I primi ti galvanizzano e ti spingono a tentare interventi sempre più complessi, i secondi ti ricordano che siamo solo gli strumenti di una volontà più alta, rammentandoci di essere umili e di evitare il narcisismo patologico. La volontà può soverchiare il destino e rendere l’impossibile di oggi il possibile di domani».
E una storia a lieto fine è proprio quella di Alexandros. «Il primo problema che si presentò era come trasferire in aereo a Patrasso il materiale e l’intero team composto da cardiochirurghi, strumentista, tecnico-perfusionista», racconta Gerosa, «Qui, il primo colpo di scena. Tspiras, ci mette a disposizione il suo aereo. Partiamo il sabato mattina da Tessera alla volta dell’ospedale di Patrasso dove troviamo il bimbo in infusione massimale di farmaci. Mai avrebbe potuto sopravvivere al trasferimento in Italia se non lo avessimo collegato all’ECMO, una sorta di cuore artificiale esterno. Caricato paziente ed ECMO su una ambulanza, torniamo all’aeroporto dove ci attende un C130 dell’aereonautica militare greca. Uno dei motori dell’aereo si inceppa e dobbiamo aspettare l’arrivo di un nuovo C130 che ci porterà a Padova. Grazie all’aiuto di “Un Cuore un Mondo” troviamo un alloggio gratuito per due mesi per i genitori del piccolo. Comincia l’attesa di un organo che, per bambini di questa età, dal punto di vista statistico è come cercare di vincere la lotteria di Capodanno. Dopo alcune settimane, non rendendosi disponibile un cuore, decidiamo che non possiamo più lasciare il bimbo in ECMO, ma dobbiamo procedere all’impianto di due ventricoli artificiali esterni. Tutto è pronto per il grosso intervento, quando all’una di notte ci arriva la notizia che è disponibile un cuore. Il trapianto viene eseguito ed una vita prende il via laddove un’altra si è spenta».
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