«Bitonci? Chi usa la clava ha perso»

L’ex sindaco e deputato Settimo Gottardo ha votato il sindaco e si dice deluso
PD 05 giugno 2004 G.M. Caffe Pedrocchi , incontro con Giovanardi , Gottardo (CARRAI)
PD 05 giugno 2004 G.M. Caffe Pedrocchi , incontro con Giovanardi , Gottardo (CARRAI)

PADOVA. «Lo stop ai giornalisti? Io spero che sia un’allucinazione di ferragosto. Magari è stato soltanto uno scatto caratteriale, dovuto al sole, e allora poi si scusa e torna indietro». Settimo Gottardo, ex sindaco ed ex deputato - un percorso da moderato, prima la Dc poi Forza Italia - ha urgenza di premettere che lui del sindaco Bitonci è stato un elettore. «L’ho votato, sono deluso. Anzi, non lo capisco più», dice.

Lei avrebbe mai regolato l’accesso della stampa al municipio?
«Io sono uno di quei sindaci che ai tempi del terrorismo come sfida teneva aperto il palazzo 24 ore al giorno, perché rifiutavo l’idea di blindarlo. Era una scelta politica. Io ho una visione di uomo moderato, ogni chiusura è un errore che aggrava la crisi della città».

È un sindaco in difficoltà?
«Quando con altri amici moderati abbiamo deciso di appoggiare Bitonci, la sua promessa era che sarebbe stato il sindaco di tutti. Invece ha fatto scelte che hanno lentamente rotto questo contratto sociale con la città. Poi ha accettato di fare il segretario nazionale della Lega, che è lecito, ma non se sei anche sindaco».

E poi dove ha sbagliato?
«Padova ha due miti. Il primo è che è stata fondata da un immigrato, da un profugo, Antenore. Il secondo è la libertà, motto dell’università, che si traduce nella trasparenza e nella comunicazione. E allora se tu non sei più il sindaco di tutti come avevi promesso e poi censuri la stampa, tu rompi il patto con i cittadini».

E anche quello elettorale, a quanto pare.
«Non puoi andare da Forza Italia a minacciare che gli togli gli elettori. È sbagliato anche politicamente. Un sindaco deve allargare il consenso al centro, non distruggerlo».

Ma lei come spiega queste mosse?
«Non me le spiego, è tutto incomprensibile. La città lo ha scelto con convinzione, ribellandosi alla conduzione autoritaria del centrosinistra, che aveva provato a trasmettersi il potere da Zanonato a Rossi. Ma Bitonci sta riprendendo quei vizi padronali senza però avere le virtù che aveva il centrosinistra. Sta facendo di tutto per restringere la base elettorale, umiliando le forze di centro. Ha perso consiglieri, ha tagliato assessori. Cose così non succedono neanche nelle faide tribali. Ma il punto più grave è l’umiliazione del consiglio che dovrebbe essere luogo di dialogo e che invece è trattato come luogo di mera ratifica. C’è uno squilibrio politico e istituzionale che va ricucito».

Dunque anche le restrizioni verso la stampa sono la conferma di una difficoltà?
«Bitonci si rende conto che dopo due anni Padova non ha risolto le sue difficoltà e anzi che si sono aggravate. Perciò inventa lotte ideologiche contro i giornalisti, contro i profughi, dimenticando la fossa profonda in cui è sprofondata la città. Sono temi che defocalizzano rispetto alle difficoltà reali»

Crede che si riprenderà?
«Ha preso una china pericolosa. Oggi c’è lui e nessuno intorno. C’è una totale disintermediazione. Sta distruggendo una tradizione di dialogo. Usare il potere di nomina degli assessori come una clava non si fa. In politica se usi la clava anziché le chiavi hai già perso».

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