Boom dei campeggi: una miniera d’oro da 770 milioni di euro
JESOLO. Vacanze all’aria aperta, la costa veneziana può contare su un autentico distretto turistico dei campeggi. Una settantina di camping che oggi sono diventati dei villaggi o club e vantano un fatturato complessivo di 770 milioni di euro da Bibione a Sottomarina. A questo si aggiungano le 11 milioni di presenze, un milione e 300 mila arrivi. E una permanenza media di 8,5 giorni per ospite che quasi raddoppia quella degli alberghi.
Il business alternativo per superare l’incubo della crisi per le strutture da rinnovare c’è già. Sono i campeggi. E a dispetto di quello che si può pensare è già al passo con le esigenze di mercato. Già ora i turisti di tutta Italia ed Europa arrivano sulla costa – da Bibione a Chioggia – per stare il più possibile. Perché lo fanno? Perché stanno bene. Parcheggiano l’auto e non la toccano più, vivono in mezzo a rigogliose pinete. E se vogliono navigare con i loro device c’è dappertutto il wi-fi. Se al contrario non vogliono contatti, possono trovare la loro isola di pace e silenzio. Un mondo a sé, che nasconde sconosciuti milionari, imprenditori che provengono da tutta Europa con camper enormi che sembrano biville mobili, che trasportano al loro interno l’utilitaria con la quale spostarsi se necessario. Perché non è più vero che turismo all’aria aperta significa vacanza per i giovani con poche disponibilità.
Quei ragazzi che negli anni ’70 venivano in spiaggia montando tende improbabili oggi sono ricchi e si godono una vacanza che vuole almeno ricordare quello spirito di libertà, con tutte le nuove comodità. E poi famiglie intere che non vogliono chiudersi nel tradizionale albergo. Il tasso di reati o incidenti è bassissimo. Severe norme di controllo e sicurezza permettono una vacanza davvero sicura. Fino a 130 mila persone di capacità giornaliera tra tutte le strutture. Ma quello che più fa riflettere sono i circa 5 mila addetti impiegati, tra recepitonist, accoglienza, bagnini, barman, camerieri, cuochi, animatori.
Insomma, il turismo all’aria aperta è una risorsa fondamentale per la nostra economia, che oltretutto crea un indotto fondamentale in un momento in cui il turismo tradizionale viene messo in discussione, con alberghi che si riempiono solo nel fine settimana, appartamenti da riqualificare per stare al passo con il mercato.
I campeggi no. Sono cresciuti, hanno un altissimo tasso di innovazione. Le piccole e vetuste strutture ormai non esistono più. Le ha condannate il mercato piuttosto che le rigide norme sulla sicurezza. Perché strutture che, come sul litorale di Cavallino Treporti il Marina di Venezia o l’Union, raggiungono 10– 12 mila persone di capacità, o il Pra’ delle Torri verso Caorle, poco di meno, e moltissimi altri, come il San Francesco a Duna Verde, diventano piccole città in piena estate. E come le piccole città devono imparare a far convivere i loro cittadini che nel periodo della vacanza entrano a fare parte di una vera comunità di vita, oltre che di divertimento e relax. Tutto deve filare liscio senza intoppi e problemi.
Ci sono squadre di agenti per la sicurezza, medici, piccoli pronti soccorso, assistenti ai bagnanti. E direttori o manager che devono controllare tutto questo. «Il tasso di innovazione è molto alto», spiega il presidente di Faita Camping Veneto e nazionale, l’associazione di riferimento per le strutture all’aria aperta, Maurizio Vianello. «Con un’evoluzione che ci ha portati dalle tende alle mobile home. Le strutture crescono e cambiano in base alla domanda. Senza contare agli arredi, le nuove tecnologie, i wi-fi e tutto il marketing». A fine stagione, quest’anno, è lecito pensare a nuove percentuali di crescita per il comparto. Già oggi gli analisti prevedono un ulteriore 2 per cento per il turismo all’aria aperta nel periodo estivo, e deve ancora arrivare il mese di settembre . —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova