Boss albanesi e gregari tunisini, 19 arresti

Smantellata dai carabinieri una rete di trafficanti che smerciava almeno 50 chili di eroina alla settimana nel Nordest
Di Elena Livieri
LIVIERI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA CARABINIERI.
LIVIERI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA STAMPA CARABINIERI.

Si è chiusa ieri mattina con ventidue ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip Margherita Brunello l’operazione “Boaster” dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Padova, coordinata dal procuratore Matteo Stucilli e il sostituto procuratore Francesco Tonon. Smantellato uno dei principali canali di spaccio di eroina e cocaina non solo della città, ma di tutto il Nordest. I carabinieri hanno documentato un giro settimanale di circa 50 chili di droga. In manette nove albanesi, nove tunisini e un rumeno. I militari agli ordini del maggiore Giovanni Garrasi e del tenente colonnello Francesco Rastelli hanno spezzato il fitto legame fra i cartelli della droga albanesi e la rete di spaccio in mano ai nordafricani. Operazione “Boaster”, sbruffone. E di sbruffoni ce n’è più d’uno tra gli arrestati. Houssein Chaabouni, innanzitutto, che più volte non ha resistito alla tentazione di comparire nel suo profilo Facebook con mazzette di soldi in mano. Un mese fa si era poi presentato in questura chiedendo di farsi arrestare perché non riusciva a smettere di drogarsi. E Arjan Gjoshi, il referente principale dei cartelli albanesi della droga, che girava sempre in giacca e cravatta e con il nipotino di tre anni al seguito per non destare sospetti.

L’attività investigativa inizia nel novembre del 2014 quando i carabinieri si imbattono in un noto spacciatore, Houssein Chaabouni: si rendono conto che dispone di una grande quantità di stupefacente. Così decidono di tenerlo sotto stretta osservazione, individuando a Mortise la principale piazza per i suoi traffici. Viene quindi identificato il suo fornitore, Mohamed Bechtani che muove grosse quantità di eroina in quel di Ponte di Brenta: il 4 marzo 2015 viene arrestato in via Sografi con 2,6 chili di eroina. È lui che porta gli investigatori al filone albanese dei rifornitori all’ingrosso.

A questo punto le indagini seguono due filoni: quello del micro spaccio in mano ai tunisini e quello dei “mega” rifornimenti gestito invece dagli albanesi. Intercettazioni e pedinamenti si intensificano. Il covo degli albanesi viene scoeprto in via Facciolati: seguirne le mosse per i carabinieri non è sempre facile perché al telefono usano un linguaggio criptico. Ma i risultati arrivano: il 7 aprile viene arrestato in via Plebiscito Agron Ebpi, sorpreso a bordo del suo scooter con 11,5 chili di eroina. L’11 giugno nel covo di via Facciolati vengono trovati altri tre chili di droga. Il resto della banda viene fermato il 19 giugno in un appartamento di Ponte San Nicolò: ci sono Fisnik Kuci e Durim Kaloti, trovati con 22 mila euro. Il 25 luglio i militari sequestrano mezzo chilo di cocaina e 37 mila euro e mettono a segno altri due arresti. Da qui il passo per arrivare al boss dei cartelli albanesi il passo è breve: il cerchio si chiude presto su Arjan Gjoushi, il corriere in giacca e cravatta con nipotino al seguito e scortato da un altro corriere, Florjan Tusha. I militari hanno quindi ricostruito l’intera rete di spaccio, collocando Adriatik Alshabani come gestore della “piazza” di Limena e Arben Ferhataj della zona centrale della città. Grazie alla collaborazione della Dcsa e dell’Interpol ieri mattina sono stati eseguiti in contemporanea con gli arresti in Italia anche due arresti in Albania.

«Abbiamo dichiarato guerra al traffico di droga» il commento del Stefano Iasson, «che riteniamo un fenomeno pericoloso e inquietante. Questa operazione costituisce un risultato importante anche per gli esiti in termini di cooperazione con l’Albania che ci hanno permesso di concludere in simultanea gli arresti».

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