Bullismo, in città due denunce al giorno

Ogni giorno la polizia postale di Padova riceve una o due segnalazioni di episodi di bullismo e cyberbullismo. Sono richieste d’aiuto che arrivano dai genitori, preoccupati che i figli possano essere incappati in questa rete, e dagli stessi adolescenti, che cercano un modo per uscirne. In quest’ambito il fenomeno che più sta dilagando è il cosiddetto sexting, e cioè l’invio di messaggi, testi, immagini sessualmente esplicite, tramite il cellulare e i social network. Ragazzini, perché di questo si tratta, che si riprendono con il telefonino mentre hanno rapporti intimi, che poi uno dei due decide di mettere in rete o far girare su Telegram o su WhatsApp. E una volta che foto, video o messaggi finiscono in questi canali non è facile rimuoverli. Nella maggior parte dei casi rimangono nel web in maniera incontrollata e riemergono anche a distanza di molto tempo, con conseguenze anche drammatiche per chi ne è protagonista.
Fondamentale è dunque la prevenzione. Come quella di ieri mattina al Pio X, dove la polizia postale ha incontrato circa 600 studenti di scuole medie e superiori di Padova e provincia. «All’interno del fenomeno di cyberbullismo il sexting si sta diffondendo in maniera preoccupante», ha detto Nadia Tencheni, responsabile della polizia postale di Padova. «Parliamo di ragazzi e ragazze che hanno un età media di 15 anni. E a volte addirittura di ragazzini di quinta elementare. Non c’è giorno che non riceviamo almeno una richiesta d’aiuto da parte dei genitori». Segnalazioni che il più delle volte si risolvono in via educativa, ma che, soprattutto se il materiale è già andato in rete, hanno conseguenze anche giudiziarie. «I giovani sono molto interessati a capire cosa succede dal punto di vista tecnico dopo che una cosa finisce in rete», ha spiegato Letterio Saverio Costa, funzionario della polizia postale di Venezia. «Non ci stancheremo mai di dire che una volta che mettono in internet qualcosa è poi impossibile cancellarlo». Secondo i docenti delle scuole presenti ieri mattina, non sarebbe sempre così facile per gli adolescenti denunciare di essere vittime di episodi di bullismo o cyberbullismo. «Purtroppo è difficile sapere se ci sono casi specifici a scuola. I ragazzi fanno fatica a denunciare. C’è molta omertà», ha detto Giuliana Finotello, docente di Scienze del Severi. Per questo il metodo usato più spesso per far emergere il problema da parte dei ragazzi è la scrittura. «Parlano nei temi. In antologia c’è proprio la sezione “bullismo”. Quando si affronta questa tematica e gli studenti si trovano a dover scrivere un testo a riguardo, si aprono e raccontano quello che stanno vivendo», , hanno riferito le docenti di lettere Paola Brusamolin e Federica Capone, della scuola media Cesarotti di Selvazzano. «È capitato che qualcuno scrivesse di sentirsi preso in giro perché cicciottello o di risentirne del fatto che i compagni di classe storpiassero il suo cognome. Però per il momento da noi non ci sono stati casi di bullismo».
Alice Ferretti
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