Buttafuori aggredito da una baby gang a Padova, l’addetto ai lavori: «Imitano i trapper»
L’episodio davanti al Loco Club in via San Crispino. L’evoluzione della situazione raccontata da Franco Gunnar, che da anni lavora nel mondo della sicurezza dei locali
Chi si trova sempre più spesso a fronteggiare gruppi di giovani e giovanissimi che si pongono in maniera aggressiva all’entrata dei locali sono proprio gli addetti alla sicurezza, i cosiddetti buttafuori. Franco Gunnar, 55 anni, lavora ormai da anni nel settore, oggi è socio dell’agenzia Prs Security, e questo argomento lo conosce molto bene.
Vi capita spesso di avere a che fare con gruppi di ragazzi violenti?
«Purtroppo questi sono episodi che capitano sempre più spesso. Non ci spaventano certamente, ma è una situazione che registriamo con maggiore frequenza».
Di chi si tratta?
«Sono giovanissimi, anche minorenni alle volte, molto spesso nordafricani ma c’è anche qualche italiano».
E cosa fanno?
«Ci affrontano come fossimo nessuno. Vogliono fare vedere che non hanno paura di noi e non hanno paura neanche delle forze dell’ordine».
E come mai secondo lei avviene questo?
«Da qualche tempo c’è una sorta di arroganza che usano questi ragazzi che non fanno altro che imitare i trapper famosi. Ostentano sicurezza, assumono comportamenti come fossero criminali».
E voi cosa fate?
«Ci capita di dover chiamare le forze dell’ordine. Noi rispondiamo con la forza solo se veniamo aggrediti fisicamente, come ci consente la legge, altrimenti se c’è qualche altro tipo di problema lo segnaliamo a polizia o carabinieri».
Qual è la scena tipica?
«Arrivano questi gruppetti che si riconoscono da lontano, per come sono vestiti, come portano i capelli, come parlano. Ti si rivolgono chiamandoti “fra”, assumono un atteggiamento aggressivo. Di solito c’è uno che riprende tutto con il telefonino per poi pubblicare il video sui social e fare hipe. Vogliono imitare questi trapper che offendono la polizia, i carabinieri, i bodyguard e le donne, che hanno uno stile di vita da gangster da due euro. Purtroppo è una moda diffusa, nata nel periodo del Covid».
Lavorate con più difficoltà? «In realtà da quando è aumentata la presenza di queste baby gang lavoriamo anche di più. I gestori dei locali ci chiamano perché si vedono costretti a prendere provvedimenti. Spesso poi, oltre a prendersela con noi, si picchiano tra di loro. Tutto parte sui social, su Instagram ad esempio. Iniziano ad insultarsi e poi si danno appuntamento in un locale piuttosto che in un altro per fronteggiarsi dal vivo».
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