Caccia ai fannulloni con l’investigatore

“Ringraziamo i fannulloni per la costanza, ci vediamo presto”. E lo stesso vale per truffatori, traditori e disonesti. È la nuova campagna pubblicitaria di Axerta Investigazioni che ha disseminato i cartelloni in tutti i quartieri della città. Ed è molto più di un semplice spot perché fotografa uno spaccato della nostra società. Il senso è questo: in periodo di crisi le aziende cercano in ogni modo di individuare fannulloni e disonesti. Il “come” ce lo spiega l’amministratore delegato dell’azienda con sede in piazza Insurrezione.
«Le aziende ci chiedono di investigare su casi di assenteismo» spiega Vincenzo Francese, amministratore delegato di Axerta, già conosciuta in città per la campagna con le facce da maiale «molti dipendenti usufruiscono in modo indebito di permessi per malattia oppure della famosa 104. I casi sono due: se ne stanno a casa senza averne diritto, oppure ne approfittano per svolgere il secondo lavoro. Devo ammettere che in questo periodo quest’ultima tipologia va per la maggiore. Ci sono impiegati di aziende private che si sono messi in malattia per andare a vendemmiare o per svolgere lavori extra in altre piccole imprese artigiane».
Ma i modi per imbrogliare un’azienda sono molteplici ed è questo il motivo per cui la campagna pubblicitaria è stata impostata utilizzando diverse definizioni. «La parola “fannullone” viene messa in relazione all’assenteismo. Poi però c’è chi lavora nel settore commerciale che a volte utilizza gli strumenti dell’azienda per fini propri. Se un dipendente ha l’auto aziendale, non può utilizzarla per andare al mare con la fidanzata». Insomma, in tempi di vacche grasse tutto è lecito, o quasi. Quando però la crisi stringe i cordoni della borsa, possono anche innescarsi questi meccanismi di verifica. «Noi raccogliamo prove che poi l’azienda utilizza per contestare la dichiarazione del dipendente. E siccome i contratti di lavoro si basano sul rapporto di fiducia, se questo viene meno scatta il licenziamento».
Come meccanismo, così su due piedi, sembra veramente spietato. «Sia chiaro, non c’è la volontà di colpire il povero lavoratore. I responsabili delle risorse umane non vanno a caccia di gente da licenziare ma in un momento di crisi bisogna produrre al massimo ed essere attenti e responsabili. Non si possono usare le garanzie che fornisce la legge per truffare il datore di lavoro. A volte sono gli stessi lavoratori onesti che chiedono provvedimenti. Di norma il titolare di un’azienda ha a disposizione solo l’ispezione dell’Inps come strumento di verifica ma sappiamo bene che basta rimanere a casa negli orari indicati per non avere problemi. Il nostro target sono realtà con almeno 50 dipendenti: almeno una volta l’anno ci chiedono di intervenire in casi di questo genere».
Costo dell’operazione? «Un investigatore privato costa dai 500 ai mille euro al giorno a seconda del servizio. Accertamenti di questo genere possono costare complessivamente 2 o 3 mila euro».
@enricoferro1
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova