Caccia al cinghiale con arco e frecce: il Parco Colli arruola quindici cacciatori

L’ente regionale con sede a Este ha pubblicato un avviso sulla sua homepage: sarà avviato un corso aperto ad almeno 30 cacciatori
- Proteste a Vietina per l'invasione di cinghiali - Due cinghiali in un'area boschiva
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ESTE. Favola e leggenda vogliono che Robin Hood girasse per i boschi per derubare i ricchi in favore dei poveri. Il Robin Hood dei Colli Euganei, invece, girerà tra i boschi col suo arco per cacciare i cinghiali. Anche senza scomodare l’eroe popolare inglese, fa sicuramente notizia il corso lanciato in questi giorni dal parco Colli. L’ente regionale vuole infatti abilitare 15 arcieri da utilizzare per il controllo dei cinghiali negli Euganei. C’è tempo fino a venerdì prossimo per iscriversi al corso, che per ora prevede un massimo di 30 iscritti.

ARCO E FRECCE

Che i Colli Euganei sia possibile cacciare i cinghiali con arco e frecce non è notizia poi così nuova. Nel 2017 era infatti arrivato il via libera dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) al Piano triennale della Regione Veneto per il contenimento e il controllo del cinghiale.

Il piano regionale fissava i criteri per contrastare gli ungulati sia dentro che fuori le aree protette e i parchi del Veneto (come quello dei Colli Euganei). Due erano le novità di quel piano: la possibilità di affidare i chiusini – le trappole disseminate tra i colli – anche ai privati residenti nel perimetro del Parco, e poi la caccia con l’arco tra le modalità di abbattimento dei cinghiali. Da allora questa opportunità era rimasta lettera morta.

UN CORSO PER ARCIERI

La volontà del Parco di utilizzare arcieri per cacciare i cinghiali è però testimoniata da un avviso pubblico diffuso nei giorni scorsi, con cui l’ente avvia un corso per 30 selecontrollori. Un corso per cosa? Per utilizzare arco e frecce contro cinghiali e daini. Il corso, appunto, è riservato a selecontrollori già abilitati dall'ente Parco, ossia a quei cacciatori formati che già partecipano agli abbattimenti degli ungulati con fucili e proiettili. In tutto sono più o meno 120, anche se non tutti sono pienamente operativi e costantemente attivi.

Qualora ci fossero troppe richieste, il Parco darà precedenza – in ordine – a chi risiede nell’area protetta, a chi vive in provincia di Padova e infine a chi abita in Veneto. In caso di “parità”, si privilegia l’anzianità della licenza di caccia.

IN COSA CONSISTE

Il corso è di almeno 11 ore e si divide in una parte teorica e in una pratica. Nella prima viene illustrata l’attrezzatura dell’arciere, vengono analizzate le varie tecniche di caccia e si analizza il tiro, dalla pendenza all’angolo, dalla zona vitale alla tracciature e recupero. Si parla anche di etica della caccia con l’arco.

Sul fronte pratico, l’abilitazione arriva dopo una prova che prevede cinque tiri su sagoma di capriolo o camoscio (non di cinghiale, chissà perché!) a 15-20 metri di distanza con arco tradizionale e a 25-30 con arco compound. Si ottiene l’abilitazione colpendo l’area vitale della sagoma (del diametro di 15 centimetri) con almeno quattro tiri.

I NUMERI

Da inizio anno fino alla fine di giugno il Parco ha eliminato 567 cinghiali dal territorio protetto, cifra non banale se si pensa allo stop agli abbattimenti imposto dall’emergenza Covid-19. L’obiettivo dichiarato dell’ente è di superare i 2 mila a fine anno: la “combinata” doppiette-archi porterà all’ambizioso risultato? 

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