Caccia alle belve, indizi sparsi ovunque

I carabinieri hanno trovato tracce su finestre, cassetti e armadi: erano malviventi sprovveduti e senza alcuna cautela
Di Enrico Ferro

PIACENZA D’ADIGE. Hanno disseminato tracce ovunque: sulla finestra che hanno aperto per entrare, nei pomelli dei cassetti, negli armadi. I carabinieri del Nucleo investigativo provinciale che hanno eseguito i rilievi nell’abitazione di via San Felice 175 hanno una consapevolezza: chi è entrato in quella casa era tutto tranne che un ladro professionista. C’è un altro appiglio investigativo in cui confidano i militari dell’Arma e sono i dati delle celle della telefonia mobile. In un luogo così isolato, se i rapinatori avevano il telefono cellulare, saranno certamente intercettati.

Inutile negarlo. L’individuazione dei banditi che l’altra notte hanno legato e picchiato Libero Bendini e Rosina Fracasso, 87 e 86 anni, è una priorità per i carabinieri del Comando provinciale di Padova. La ferocia con cui è stato impostato l’assalto a questa abitazione in aperta campagna impone una soluzione celere del “giallo”.

I due anziani sono stati buttati giù dal letto, trascinati sulle scale, picchiati con feroci colpi alla testa, legati a piedi e caviglie e forse anche torturati con il ferro da stiro bollente. Tutto per 300 euro in contanti e qualche gioiello.

Eseguendo i rilievi all’interno della casa, però, gli investigatori si sono resi conto subito che non si tratta di una batteria di ladri professionisti. Non c’è cautela nella loro azione, non sono state adottate le accortezze che normalmente le gang di romeni e albanesi adottano in casi simili. Gli accertamenti di laboratorio potrebbero quindi aiutare a dare un nome a queste belve.

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