Cade dal balcone al terzo piano: giallo sulla morte di un operaio

PADOVA. Le urla hanno preceduto un tonfo sordo, poi le voci concitate degli amici hanno anticipato l’arrivo dell’ambulanza. Ma i sanitari hanno potuto fare ben poco. È tutta da chiarire la morte di un operaio marocchino di 41 anni, Mohamed Fadil: è precipitato dal terzo piano dell’appartamento che divideva con 6 colleghi. È accaduto verso le 2.40 della notte tra mercoledì e ieri. Un incidente? Un suicidio? Quello che per ora gli agenti della Mobile escludono è che possa trattarsi di un omicidio. Comunque l’appartamento di via Valeggio 5 in zona San Giuseppe è stato sequestrato per ulteriori indagini. Sono intervenuti pure gli agenti delle Volanti e della Scientifica.
Sette operai edili
L’appartamento era stato affittato da pochi giorni da una azienda edile di Bergamo per alloggiare i 7 operai (4 marocchini, due italiani e un tunisino), impegnati nel cantiere della piscina in costruzione a Selvazzano. La giornata di mercoledì era trascorsa al lavoro, poi erano rincasati, avevano cenato fino all’ora di andare a letto. «Li ho visti dopo cena sul poggiolo che chiacchieravano», racconta una vicina di casa, pensionata, che abita nello stesso palazzo.
Grida prima del volo
Al primo piano della palazzina di via Valeggio abitano 4 studentesse universitarie, iscritte a Giurisprudenza, Ingegneria e Scienze Sociali. Tre di loro mercoledì sera sono uscite, rincasando verso le 2.30. Una invece è rimasta a casa. «Pochi attimi prima del tonfo ho sentito delle presone che discutevano animatamente», racconta quest’ultima. «Non so cosa si dicessero perché non parlavano italiano. Subito dopo, quel botto sordo con quell’uomo a terra in un lago di sangue, una tragedia». Lei non ha ben percepito se qualcuno lo stesse dissuadendo a compiere quel gesto o l’avesse rimproverato per la posizione nella quale si era messo. O se ci sia stato un bisticcio, un rimprovero. Fino a fine maggio quell’appartamento era occupato dal altri studenti. Poi erano arrivati gli operai che, come ovvio, erano fuori casa dalla mattina alla sera.
«Eravamo appena rincasate», aggiungono le altre tre ragazze, «non abbiamo nemmeno avuto il tempo di aprire la porta quando quel rumore ci ha insospettito, pensavamo fosse stata colpita la rastrelliera delle bici. Poi abbiamo visto scendere di corsa per le scale i colleghi dell’operaio e li abbiamo seguiti».
Le indagini
Il sopralluogo della Scientifica e le successive indagini sul posto sono proseguite fino alla mattina. Esternamente guardando il balcone da dove è caduto lo straniero, si nota una manata sul muro. Forse un estremo tentativo di aggrapparsi al muro, probabilmente alla ringhiera. Il corpo è finito di sotto dopo un volo di circa 9 metri. Gli agenti hanno raccolto le testimonianze dei colleghi di lavoro, hanno voluto sapere per filo e per segno cos’era successo quel giorno e le ore precedenti. Alla fine, a meno di sorprese che per ora appaiono improbabili, si è portato a dire che non ci sia la responsabilità di nessuno. È stata una disgrazia. Ieri verso le 14 due ragazze e un ragazzo che vivono nell’appartamento a fianco nello stesso pianerottolo erano all’oscuro di quasi tutto. Solo una ragazza aveva sentito le sirene dell’ambulanza e aveva pensato al malore di un anziano.
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