Caldarroste in piazza a Padova: carbone sì, legna no per abbattere i fumi
Risolto il problema con l'Usl per il troppo fumo nelle piazze del centro: i venditori si sono impegnati a cambiare metodo di cottura del saporito frutto autunnale, che piace a grandi e piccoli

Le caldarroste in piazza Frutti e in Ghetto
PADOVA. Gustatevi le ultime caldarroste perchè questo sarà l'ultimo autunno in cui i tre fruttivendoli di piazza dei Frutti Duilio Verdini, Andrea e Giuseppe Campese potranno arrostire le castagne con la legna nei bidoni di latta. E tutto per colpa del capo-settore dell'assessorato al Commercio Carla Franck che ha usato il pugno di ferro.
Sabato scorso la Franck è andata a farsi un giro nelle piazze e ha incontrato volentieri i tre «castagnari» accusati dai commercianti vicini di far troppo fumo, specialmente nelle giornate di bassa pressione. Tutti e tre si sono impegnati a cambiare metodo nella cottura del saporito frutto autunnale, che piace a grandi e piccini.
«La tradizione secolare va mantenuta - sostiene la dottoressa Franck -. D'altronde Duilio, Andrea e Giuseppe sono diventati personaggi popolari. Non a caso, nel 1988, Verdini fu nominato addirittura Padovano Eccellente assieme ad Orione Missaglia, Agostino Contarello, Tito Bignozzi e Piero Cavalca. Purtroppo noi del Comune e dell'Usl dobbiamo fare i conti anche con le proteste dei baristi vicini e con le normative in materia igienico-sanitaria. Ci sono tanti sistemi per fare le caldarroste. Perché non imitare il fruttivendolo di via Battisti, Spampinato (quello con i baffi alla Francesco Giuseppe!), che le cuoce con il carbone e non con la legna?»
E così anche i tre fruttivendoli si sono messi il cuore in pace. «Tra noi e il Comune non c'è stata mai guerra», sottolinea Andrea Campese. «Abbiamo accettato volentieri le osservazioni della Franck e dal prossimo autunno faremo quello che vuole il Comune».
Ma cosa dicono gli altri commercianti delle piazze? «Con tanti problemi elefantiaci che ci sono nel centro storico, ci andiamo a preoccupare delle formiche - osserva Mara Contarin, titolare del Cafè Chocolat-. Ancora una volta ci occupiamo del fumo e non dell'arrosto».
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