Camorra a Eraclea, in 71 vanno a processo: tutti i nomi

MESTRE. Tutti a processo. Con rito abbreviato o a dibattimento ma tutti a giudizio. Così, ieri pomeriggio all’aula bunker di Mestre, ha deciso il Giudice per le udienze preliminari del tribunale di Venezia, Andrea Battistuzzi, riconoscendo la solidità del quadro delineato dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini, sulla presenza dei Casalesi della famiglia Donadio a Eraclea e sul litorale veneziano.
Il Gup prima ha accolto le richieste di 25 imputati che, tramite gli avvocati difensori, hanno chiesto l’ammissione al rito abbreviato: tra loro l’ex sindaco e poi vicesindaco di Eraclea, Graziano Teso. E poi, dopo essersi ritirato in camera di consiglio per poco più di due ore, è tornato in aula per leggere il decreto di rinvio a giudizio nei confronti degli altri 45 imputati.
Donadio a processo
Tutti rinviati a giudizio quindi, verso quello che si preannuncia essere un maxi dibattimento e che si aprirà l’11 giugno di fronte al tribunale presieduto da Stefano Manduzio. Tra i principali imputati c’è anche colui che è ritenuto il boss dei Casalesi di Eraclea, Luciano Donadio, 53 anni, accusato di essere a capo dell’associazione mafiosa alla quale, secondo la procura, appartenevano altri 36 imputati nel procedimento. Un potere esercitato con la forza, a colpi di estorsioni, ma anche attraverso le infiltrazioni nel settore economico, facendosi affidare con la forza appalti e sub-appalti.
E nella politica, con il coinvolgimento dell’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre (45) accusato di voto di scambio politico mafioso che aveva già scelto il rito immediato evitando le fasi dell’udienza preliminare; e dell’ex vicesindaco Teso (71), accusato di essere il referente politico per le attività del clan. Luciano Donadio e Antonio Pacifico (52) - anch’egli accusato di appartenere all’associazione mafiosa e specializzato in estorsioni e minacce, frodi fiscali e fatture false - sono stati prosciolti da un solo capo d’imputazione, per intervenuta prescrizione, per la detenzione di un revolver Smith&Wesson calibro 38 usato da Tommaso Napoletano, su incarico di Donadio, per esplodere nell’agosto del 2002 dei colpi di arma da fuoco nei confronti dell’agenzia Emiro di San Donà.
Gli altri imputati
Tra gli imputati rinviati a giudizio una buona fetta degli accusati di appartenere all’associazione mafiosa come Claudio (26 anni tra pochi giorni) e Adriano (30), i due figli di Luciano, e ancora Raffaele Celardo (35) che si occupava della riscossione dei crediti con le vittime, Claudia Zennaro (40), la contabile di San Donà considerata la segretaria di Donadio, accusata di essere stata al servizio dell’associazione camorristica, con un apporto che per i pm fu «costante, efficace e consapevole».
Andranno a processo anche Bruno (69) e Angelo di Corrado (47), padre e figlio, consulente del lavoro e commercialista, sarebbero stati punti di riferimento della famiglia Donadio per le questione fiscali. A processo Emanuele Zamuner, il carrozziere di 48 anni accusato di voto di scambio politico-mafioso che secondo la procura sarebbe stato l’emissario del sindaco Mirco Mestre presso il boss Luciano Donadio; Claudio Casella, imprenditore di Caorle che avrebbe partecipato all’estorsione nei confronti di Gaiatto e che - ma su questo starebbe indagando la procura antimafia di Trieste, competente sul territorio di Caorle - sarebbe al centro di operazioni sospette anche in quella parte del litorale.
Tra chi sperava nel proscioglimento il bancario Denis Poles (47), che proprio ieri, nella prima parte dell’udienza, ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee. È accusato di essere stato, nella filiale Mps di Jesolo, il riferimento degli uomini del boss. Ieri in aula ha spiegato che Donadio e i suoi erano clienti della banca già dal 1998 mentre lui arrivò nella filiale solo nel 2010.
Patteggiamenti
Confermati i due patteggiamenti: 1 anno e 4 mesi pena sospesa per Tatiana Battaiotto (33), moglie di Tommaso Napoletano, accusata di favoreggiamento; 2 anni pena sospesa all’imprenditore padovano Giorgio Minelle (61) accusato di estorsione. Il Gup ha disposto il non luogo a procedere nei confronti dell’imprenditore Graziano Poles (gravemente malato, non può essere processato) mentre due imputati minori risultano irreperibili. —
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GLI IMPUTATI
Ammessi al rito abbreviato:
Girolamo Arena
Antonio Basile
Saverio Capoluongo
Vincenzo Chiaro
Nunzio Confuorto
Antonio Cugno
Giacomo Fabozzi
Tommaso Napoletano
Valentino Piezzo
Tommaso Ernesto Pizzo
Antonio Puoti
Salvatore Salvati
Christian Sgnaolin
Francesco Verde
Vincenzo Vaccaro
Berardino Notarfrancesco
Moreno Pasqual
Graziano Teso
Annamaria Marin
Lazzara Giuseppe
Fabrizio Formica
Ennio Cescon
Slavisa Ivkovic
Daria Poles
Amorino Zorzetto
Patteggiamento
Tatiana Battaiotto: 1 anno e 4 mesi pena sospesa
Giorgio Minelle: 2 anni pena sospesa
Andranno a dibattimento
Michela Basso
Antonio Buonanno
Raffaele Buonanno
Raffaele Celardo
Bruno di Corrado
Angelo di Corrado
Giorgio Digiacomo
Andriano Donadio
Claudio Donadio
Luciano Donadio
Carmelo Florida
Pietro Morabito
Antonio Pacifico
Luigi Paolì
Costantino Positò
Giuseppe Puoti
Mauro Secchiati
Paolo Valeri
Renato Veizi
Claudia Zennaro
Franco Breda
Marco Donati
Samuele Faè
Norah Elena Valencia
Denis Poles
Vincenzo Centineo
Angelo Primo Sciortino
Pietro Nicolosi
Andrea Giacoponello
Filomena Iorio
Emiliano Alberto Pavan
Erges Hyso
Milva Zangrado
Antonello Franzin
Angelo Nopetti
Vittorio Orietti
Slobodan Ivkovic
Manuel Franchellucci
Giuseppe Daniel
Lefter Disha
Elton Koka
Fabio Sartorel
Michele Penzone
Emanuele Zamuner
Claudio Casella
A giudizio immediato
Mirco Mestre
Irreperibili
Camil Ikic
Altin Skenderi
Prosciolto
Graziano Poles per incapacità di stare al processo
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