Cannabis terapeutica. Paolo Poli: "Servono nuovi studi scientifici"

“Non pensiamo che sia la panacea per tutti i mali: prendiamolo come un farmaco di nuova generazione, anche se in realtà è antico, che ha il suo uso per determinate patologie”. Paolo Poli è presidente della società scientifica di ricerca sulla cannabis Sirca e direttore della Terapia del dolore del Gruppo ospedaliero San Donato di Como e Monza. È stato tra i primi medici in Italia a usare la cannabis terapeutica per curare i pazienti tra l'altro in una regione, la Toscana, seconda solo alla Puglia a legiferare in materia, e dove è stata avviata la prima produzione italiana. Oggi ha in cura duemila pazienti. “C’è ancora tantissimo da studiare - dice - non sappiamo ancora come funziona. Ci siamo basati su 2 principi attivi, ma ce ne sono altri 150 che devono essere scoperti”.
Secondo la sua esperienza per quali patologie oggi è particolarmente indicata?
"Devo fare una premessa: la cannabis terapeutica non è molto analgesica. Non è sostituiva delle terapie oncologiche, ad oggi non ci sono ricerche scientifiche sufficienti per dire che funzioni come antitumorale. Ma può essere un coadiuvante, agisce contro la nausea e il vomito, dunque aiuta a rispondere meglio alle terapie oncologiche. Inoltre non ha effetti collaterali e può essere usata per anni".
In quali casi allora è indicata?
"Nella malattie del sistema nervoso centrale come Sla, Parkinson, contro gli spasmi. Anche in casi di lesioni midollari e di crisi convulsive in bambini farmacoresistenti. Con la fibromialgia dà risultati eccezionali, è in via di pubblicazione un mio studio sul tema. Ho avuto pazienti che hanno preso qualsiasi farmaco per alleviare i dolori, spendendo molto, e che ora grazie alla cannabis terapeutica hanno potuto eliminare tutti gli altri farmaci e ritrovare una buona qualità di vita. Funziona nelle patologie reumatologiche come le forme autoimmuni: i pazienti ricorrendo alla cannabis possono rinunciare al cortisone. Ancora, in caso di dolore neuropatico".
Per ansia e depressione?
"All'inizio la cannabis è ansiogena, può portare tachicardie da ansia, avviso sempre di questo i miei pazienti. Ma poi l’organismo si adatta e il farmaco diventa ansiolitico. Non è indicata nelle forme più gravi di depressione, ma in quelle transitorie. Ho in cura tanti pazienti che ne soffrono".
Tipo e modalità di somministrazione cambiano a seconda della patologia?
"Sì, le faccio un esempio. Per la cefalea con aura usiamo due varietà, Bedocran o Bediol. Preferisco Bediol, che ha una percentuale bassa del Thc (un principio attivo ndr). Prescrivo un dosaggio basso in gocce o via decotto, da prendere mattina e sera. Se durante la giornata il paziente avverte l’aura che precede una crisi, consiglio di usare la cannabis vaporizzata, è come se prendesse un analgesico. Altro caso: nelle patologie autoimmuni reumatologiche funziona bene il Cbd (un altro principio attivo ndr)".
Quanto costa in media la terapia per un paziente?
"Per come la prescrivo io, 80 euro al mese."
Oggi in Italia c’è differenza tra le Regioni per quanto riguarda i costi, che possono essere a carico delle Asl oppure, più spesso, del paziente
"In alcune Regioni la cannabis terapeutica è a pagamento, in altre come Toscana, Puglia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte paga l'Asl. Ma non per tutte le patologie, anche qui c'è differenza tra Regione e Regione".
Qual è il costo in farmacia?
"In media 24 euro al grammo. Il distributore la paga 9 euro, 12 le farmacie, 24 il paziente".
E’ difficile trovare medici che la prescrivano. Perché?
"Perché è un farmaco per cui non esiste un bugiardino e il medico che fa la prescrizione se ne assume tutta la responsabilità".
Cosa manca ancora in Italia, cosa è più urgente risolvere: il rifiuto dei dottori nel prescriverla? Il fatto che alcune patologie siano escluse dalla leggi? Che la produzione italiana sia ancora insufficiente come quantità?
"Mancano studi scientifici, sulla cannabis non abbiamo riferimenti. Quelli del passato non sono attendibili perché non sappiamo su che tipo di cannabis siano stati fatti. Italia, Canada, Olanda e Israele sono le prime nazioni al mondo in cui sono in corso degli studi. Per capire il contesto basti dire che per poter avviare la coltivazione il nostro Ministero ha dovuto chiedere il permesso alla Oms e all'Onu. La mancanza di letteratura scientifica blocca tutto il resto, il medico si rifiuta di prescrivere e ha tutto il diritto di farlo. Quando il Ministero della Salute darà indicazioni specifiche allora sarà distribuita gratuitamente a livello nazionale e il medico non potrà dire che, piuttosto, preferisce prescrivere il cortisone".
Quale percorso seguono i pazienti che ricorrono a lei?
"Ho ambulatori (Poli Pain Clinic) a Roma, Pisa, Milano, Como, Grosseto e Arezzo. Siamo tre medici. Il paziente viene visitato e se necessario gli facciamo una prescrizione sulla base della patologia. Non esistono dosi standard, dunque iniziamo con dosaggi bassi e monitoriamo il paziente, aggiustiamo la dose fino a mettere a punto quella adatta al caso. A questo punto facciamo un piano terapeutico che consente al paziente di avere la cannabis terapeutica tramite l’Asl (dove la Regione lo consente ndr)".
Quante varietà di cannabis terapeutica trattate?
"Cinque, da usare a secondo della patologia. Usiamo il Bedrocan, mentre abbiamo sostituito il Bediol con la cannabis di produzione italiana."
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