«Cannibalismo nei gulag per non morire di fame»

Testimonianza-choc di Giuseppe Bassi, fra i pochissimi soldati tornati vivi dalla Russia. Il padovano ha appena compiuto 100 anni. In lavorazione un docufilm sulla sua storia
La consegna del riconoscimento a Giuseppe Bassi (foto Piran)
La consegna del riconoscimento a Giuseppe Bassi (foto Piran)

VILLANOVA. «Quella del cibo era diventata un’ossessione. La fame era veramente un disastro. In giro c’erano corpi scarnificati perché qualcuno aveva sfondato le costole per estrarre fegato e polmoni, le parti mangiabili e facilmente cucinabili». A raccontare questi sconvolgenti particolari è Giuseppe Bassi, centenario di Villanova fra i pochissimi tornati a casa dopo la prigionia nei gulag russi durante l’ultima guerra mondiale.

«Questi episodi di antropofagia mi furono raccontati da alcuni superstiti giunti dal campo di Krinovaja», ricorda un lucidissimo Bassi.

Giuseppe Bassi, reduce dalla prigionia nei gulag russi e centenario
Giuseppe Bassi, reduce dalla prigionia nei gulag russi e centenario


Cannibalismo

«Fra questi sopravvissuti c’era un mio amico di Genova. Mi riferì che un giorno nel suo gruppo dissero: abbiamo recuperato la carne per mangiare. “Che carne?” chiesero gli altri. “Mangia, vedrai che è buona”, fu la risposta di un amico che aveva già cotto polmoni e fegato. Dentro c’era anche quello del fratello di questo Piovan, che impazzì quando andò a cercare il familiare, lo trovò morto e capì. La fame», commenta Bassi, «sconvolge la mente degli uomini. Questo fatto è avvenuto nel campo della morte dove a un dato momento si sono dati al cannibalismo».

Freddo da morire

A Bassi, almeno questo, è stato risparmiato. Non gli è stato risparmiato il freddo, ne ha patito tanto e ha visto morire centinaia di soldati italiani sulla neve. «Un mattino ho notato un soldato seduto per terra vicino allo steccato. Pensavo stesse dormendo, ma appena l’ho toccato mi sono accorto che era morto, forse senza accorgersi, perché si era congelato». E aggiunge che è arrivato a prendere a calci un commilitone che non ce la faceva più a marciare e voleva lasciarsi morire.

DORO-FOTOPIRAN-VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO-FESTA REDUCE GULAG GIUSEPPE BASSI
DORO-FOTOPIRAN-VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO-FESTA REDUCE GULAG GIUSEPPE BASSI


Vicino alla fucilazione

Ha rischiato anche di essere fucilato, Bassi. A salvarlo fu un anello. «Un soldato russo mi puntò il fucile alla tempia ma vide l’anello e lo volle. Avutolo se ne andò felice e si dimenticò il kaputt». Ecco, questi sono i passaggi salienti che Bassi racconta in prima persona nel documentario che ripercorre la sua vita da quando, giovanissimo, nel 1942 si arruolò volontario per combattere sul fronte del Don. Il 24 dicembre fu però preso prigioniero ad Arbuzovka e rinchiuso nei gulag di Tambov, Oranki e Suzdal tornando nell’aprile del ’46.

“Bassil’ora”

Il docufilm si chiama “Bassil’ora – Storia di prigionia dalle gelide terre russe” prodotto dalla veneta Emera Film con il contributo di Kioene e il patrocinio dei Comuni di Villanova e Pozzuolo del Friuli e di Unirr (Unione nazionale reduci di Russia). Al suo fianco l’attrice uzbeka Karina Arutyunyan. Il titolo trae origine dal soprannome di Bassi nel periodo della prigionia: era l’unico che aveva un orologio, l’aveva salvato nascondendolo nella suola della scarpa. Per sapere quanto mancava al pasto i compagni di sventura gli chiedevano “Bassi, l’ora”. Il lungometraggio è intercalato da animazioni dello studente di Villanova Marco Checchin, in modo che il film sia più vicino ai giovani.

«Non è solo la vicenda, la sofferenza che ha passato negli anni di prigionia, ma anche l’atteggiamento che Beppi ha adesso nei confronti della vita a stupire. Lui ama la vita e riesce parlare di questi momenti terribili tirando fuori un’energia, una positività ammirevoli. È stato un onore raccontare la meravigliosa anima che ha», ha detto la regista Rebecca Basso.

La presentazione

Il documento è stato presentato domenica in occasione di una grande festa organizzata dall’amministrazione comunale per il centesimo compleanno di Bassi e ha visto la presenza di tutto il paese e del coro degli Alpini.

«Sono commosso nel vedere questa folla di cittadini che sono venuti qui a onorare un soldato che ha fatto niente altro che il proprio dovere», ha detto Bassi visibilmente toccato «Se sono sopravvissuto lo devo anche alla voglia di vivere e di tornare per raccontare».

Il sindaco Cristian Bottaro gli ha fatto omaggio di una targa e poi lo ha intrattenuto in un confronto durante il quale Bassi ha ripercorso con un’invidiabile lucidità le tragiche vicende vissute ricevendo dai concittadini un lunghissimo applauso. —
 

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