Cappellini fa la tesi di laurea su Bitonci: «Leader privo di una intelligenza emotiva»

PADOVA. Eppure la loro storia politica era iniziata bene. Lei una giovanissima militante dei movimenti di destra, appena eletta consigliera comunale in una lista civica. E lui, che a quella civica ha dato il suo nome, sconfitto da Giordani alle elezioni ma subito dopo nominato sottosegretario del governo gialloverde. Gli interventi condivisi in consiglio, lui che per primo la applaude. E lei che, al tramonto di un amore - politico ovviamente - lo elegge a esempio di leader senza «intelligenza emotiva» per la sua tesi di laurea. Loro sono Elena Cappellini e Massimo Bitonci.
I PROTAGONISTI
Cappellini, oggi 27enne consigliera comunale di Fratelli d’Italia (dopo aver lasciato la lista civica Bitonci), lunedì scorso si è laureata in Psicologia all’Università di Roma Unicusano con una tesi dal titolo “Il leader in relazione con i gruppi sociali”. Sono 57 pagine di analisi, questionari, approfondimenti scientifici, riferimenti, tutti ispirati all’ex sindaco di Padova, Massimo Bitonci. Pur non nominandolo mai (nella tesi si legge spesso «sindaco di una città del Nord-Est sfiduciato la notte dell’11 novembre 2016»), i riferimenti al leghista sono palesi e non lasciano spazio a dubbi. «Non è una tesi politica, né contro di lui, ma serve a spiegare scientificamente quanto sia importante l’empatia e l’intelligenza emotiva per un leader. Il mio lavoro dimostra che lui non ne ha, e che per questo motivo è caduta la sua giunta e ha perso le successive elezioni. Spiace che non lo abbia mai voluto capire, perché poi ha invece ottime capacità da amministratore», spiega Cappellini. In cento, tra elettori e amministratori (compresi i rappresentanti odierni dell’intero consiglio comunale), hanno partecipato alla tesi, rispondendo ai questionari preparati dalla laureanda.
«BRUTTO CARATTERE»
La consigliera, come sostiene anche nella sua tesi, non aveva mai considerato che il caratteraccio di Bitonci fosse un motivo valido per sfiduciarlo. Ha iniziato a capirne il peso solo durante la campagna elettorale del 2017: «La storia del brutto carattere poteva apparire una scusa debole e rabberciata, adottata al solo fine di occultare le reali e ben poco commendevoli ragioni alla base del voltafaccia», scrive nell’introduzione della tesi «ma gli episodi che si sono susseguiti hanno reso ulteriormente interessante il lavoro sulla predisposizione al riconoscimento e gestione dell’ambito emozionale, entrambe determinanti per l’affermazione di un aspirante leader».
NESSUNA INTERAZIONE
Partendo dalle teorie Foulkesiane e quelle di Ken Blanchard, per cui la chiave per una leadership di successo non è l’autorità ma l’influenza, Cappellini ha traslato sulla tesi la sua esperienza personale con Bitonci. «Il caso del candidato sindaco sfiduciato è una dimostrazione degli effetti negativi causati dalla mancata attenzione e cura del fattore umano, e dalla scarsa comprensione dell’importanza delle relazioni interpersonali», si legge ancora, «e difatti il sindaco, sebbene fosse attento alla produttività delle attività amministrative e avesse una competenza del ruolo, non ha compreso fino in fondo i bisogni dei suoi. Ha trascurato le dinamiche interne al gruppo, che invece dava ripetuti segnali di malcontento e disagio, e non ha saputo gestire l’insicurezza degli individui che, insoddisfatti e demotivati in termini di accettazione del leader, stima e autorealizzazione, hanno reagito tradendolo politicamente». Difficilmente tra i due ci sarà un bacio “accademico”. —
Luca Preziusi
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