Cardiochirurgo di 32 anni del centro Gallucci di Padova muore dopo aver lottato un mese

Ieri il funerale di Bagozzi  medico del Centro Gallucci nell’équipe di Gino Gerosa:  «Una perdita enorme umana e professionale»

PADOVA. Lui che tanti cuori ha “aggiustato” in sala operatoria, è stato tradito dal suo ad appena 32 anni. Una promessa della Cardiochirurgia strappata alla vita da un malore fatale, dopo un mese a lottare in Terapia intensiva.

Lorenzo Bagozzi, che faceva parte dell’équipe diretta dal professor Gino Gerosa del Centro Gallucci dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova. Era originario di Remedello, nel Bresciano, e a Padova era arrivato dopo per frequentare la scuola di specializzazione in cardiochirurgia dopo la laurea conseguita a Brescia.

«La grandissima partecipazione al funerale ha dato la cifra del segno che Lorenzo ha lasciato, un segno tangibile di quanto fosse amato»: ha commentato così, ieri pomeriggio, rientrando da Remedello, il professor Gerosa. «Lorenzo aveva una umanità e una signorilità come pochi e questa è la sua grande eredità che ci lascia. E abbiamo perso un grande talento, per noi è una perdita gravissima, umana e professionale». Un paio di anni fa, Lorenzo fece parte dell'equipe guidata dal professor Gino Gerosa, che intervenne, per la prima volta al mondo, in un’operazione a cuore battente utilizzando il sistema “AngioVac”, un by pass extracorporeo artero-arterioso.

Per un medico che trascorreva una media di dodici ore al giorno in Cardiochirurgia, il destino ha voluto che la grave aritmia, quel malore da cui non si è più ripreso, lo cogliesse mentre era a casa, da solo. È stato il papà, la mattina di domenica 27 settembre, a trovarlo in gravi condizioni nel suo letto.

Il giovane medico è stato ricoverato un mese nella Rianimazione di Padova, venerdì il suo cuore ha smesso di battere. La sua morte ha gettato nello sconforto la famiglia a cui si è stretto l’intero paese di Remedello, che ieri, nel giorno del funerale celebrato in piazza, ha osservato il lutto cittadino. «Sei davvero andato via troppo presto. Ci hai lasciati sbigottiti. Ci avevi abituato a contare sempre su di te. Sempre eri presente, ansioso di imparare, ferreo nella tua umiltà e modestia» il saluto del collega Roberto Bianco. —


 

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