Caro-bollette, protesta davanti al tribunale di Padova. Baristi e ristoratori consegnano le chiavi
La mobilitazione mercoledì 7 settembre: «Rischiamo di chiudere in 600». Sul piede di guerra anche i costruttori
PADOVA. Forte il nome, decisa la protesta, chiare le intenzioni: “Elettroshock” è la manifestazione degli esercenti per mercoledì 7 settembre alle 15, quando baristi, pasticcieri, ristoratori e pizzaioli depositeranno le chiavi dei loro locali di fronte al tribunale. L’iniziativa era stata preannunciata in occasione dell’ultimo Comitato direttivo dell’Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe) per attirare l’attenzione di opinione pubblica e rappresentanti delle istituzioni sulle gravissime difficoltà che sta attraversando il settore dei pubblici esercizi, a causa dell’aumento incontrollato dei costi energetici, delle forniture e, in generale, di gestione delle attività.
«A causa di questi aumenti nel Padovano rischiano di chiudere 600 attività con conseguente perdita di circa 2.300 posti di lavoro» spiega Federica Luni, presidentessa del gruppo pasticcieri e dirigente dell’Associazione. «La fine dell’anno potrebbe essere un bagno di sangue per i 3 mila esercenti del nostro territorio. Noi arranchiamo per riuscire a mandare avanti le nostre imprese, mentre il mondo della politica non riesca a deliberare qualche forma di sostegno per le imprese: è un atteggiamento francamente incomprensibile, che porta alla disperazione».
Tra le iniziative già messe in campo dall’Appe, l’incontro con i candidati dei vari partiti politici, per i quali l’associazione ha predisposto un “decalogo” di proposte, alcune realizzabili anche a costo zero per la finanza pubblica, per il sostegno e rilancio del settore dei pubblici esercizi.
Inoltre continua l’iniziativa “Bollette in vetrina”: imprenditori sconvolti dalle bollette dell’energia che stanno arrivando con conteggi triplicati ma lo stesso consumo – o addirittura inferiore – di energia. C’è chi malgrado gli sforzi che è costretto a subire pensa al cliente: «Il prezzo del caffè non si tocca», dice Giovanna, della pasticceria Agostini, «i fornitori ci hanno fatto il regalo di non aumentarci il prezzo e noi lo restituiamo ai clienti». Ma per tutti è stato inevitabile ritoccare i listini, come Andrea Pegoraro dell’Antille che ha portato il caffè a 1,30 euro. Ee già si pensa alle strategie per limitare i danni. «Sto pensando di chiudere a pranzo», riferisce Luigi Colluto, di S’Aligusta, aprire per pochi clienti non vale la pena». Giulia Zoppellaro di Panciera ha paura ad immaginare la prossima bolletta e Albano Beghin, della macelleria di Bresseo di Teolo, guarda al futuro: «Abbiamo assunto un dipendente senza saperlo, tanto ci costano gli aumenti in bolletta – sottolinea – dobbiamo investire sulle energie alternative e metterci insieme».
Sul caro bollette manifesta la sua preoccupazione anche il presidente di Ance, Alessandro Gerotto: «Si assiste ad un costante incremento dei costi che rischia di bloccare i cantieri. La nostra preoccupazione è elevata perché non si vedono all’orizzonte soluzioni e, purtroppo, il prezzario regionale che anche su nostra indicazione è stato di recente modificato è già inadeguato».
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