Carpe Diem, buco di 1,1 milioni Ci rimettono le ex lavoratrici

PIOVE DI SACCO
Buco di bilancio da oltre un milione di euro, in fumo le quote sociali di un centinaio di ex lavoratrici della cooperativa. A denunciare la situazione è la Cisl Fp che intende fare chiarezza nelle sedi competenti su quanto sta accadendo intorno alla Carpe Diem di via San Pio X. La cooperativa sociale, attiva da due decenni, ha garantito il servizio di assistenza socio sanitaria (con oss, infermiere, addette ai servizi ausiliari e al rifacimento letti) al Craup Umberto I, perdendo poi l’appalto con la gara del maggio 2020 vinta dalla Cooperativa Universiis di Udine. Fino a novembre del 2019 aveva svolto servizi anche per la casa di riposo di Lendinara e per altre strutture del Veneto. «Secondo la nota della cooperativa Carpe Diem», spiega Franco Maisto della segreteria Cisl Fp di Padova e Rovigo, «gli ultimi due bilanci avrebbero segnato un passivo complessivo di 1,1 milioni di euro. Oltre un centinaio di ex lavoratrici hanno, in conseguenza di questo, ricevuto una lettera nella quale, in poche righe, è stato spiegato che non sarà rimborsata loro alcuna quota sociale. Ciascuna, negli anni di lavoro, ha, infatti, versato mensilmente dai 25 ai 50 euro. Soldi che erano detratti dalle buste paga e che hanno subìto, così come hanno descritto le numerose lavoratrici, aumenti nell’importo a seguito di assemblee sociali dove non è mai risultato chiaro a cosa servisse la ricapitalizzazione a fronte di una realtà che lavorava prevalentemente con appalti pubblici».
AMARA SCOPERTA
La legge prevede che, per liberare le quote sociali versate alla cooperativa quale contributo al capitale sociale, si debba attendere la chiusura del bilancio, che avviene di norma entro la metà dell’anno successivo. «Dopo avere versato in media oltre 2 mila euro a testa e avere atteso un anno per vedersi liquidare le quote versate», evidenzia Maisto, «è arrivata l’amara scoperta, nonostante le ripetute richieste inviate dal sindacato e dalle lavoratrici di avere riscontro sulla data di pagamento e sugli importi. Dopo non avere mai fornito alcuna risposta, ora la cooperativa pone sul tavolo che il bilancio, negativo, ha azzerato tutto il dovuto. Una situazione inaccettabile e priva di coerenza, se consideriamo come la Carpe Diem abbia gestito servizi pubblici ben pagati e certamente incassati».
VIE LEGALI
La questione, delicatissima, passerà alle vie legali e alla discussione nei tavoli occupazionali. «Non possiamo», conclude il sindacalista, «più tollerare situazioni di questo tipo negli appalti pubblici. Per questo ci rivolgiamo alle Usl, ai Comuni e alle Rsa perché queste operazioni - concesse dalla legge - non si ripetano. La quota sociale deve confluire in un fondo di garanzia, non nel conto corrente dell’azienda che può fruirne come meglio crede con politiche non certo trasparenti. Porteremo questo caso al tavolo regionale e all’Ispettorato del lavoro per fare luce a difesa dei diritti delle lavoratrici». —
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