Aggressione in pronto soccorso, l’oss eroe: «Ho difeso la guardia giurata, bisognava salvare i pazienti»
Emiliano Rocco, l’Oss di 45 anni di Sant’Elena, ha esperienza come istruttore nell’Esercito. «Da subito ho capito che avrebbe fatto qualcosa di grave». Ha una prognosi di 12 giorni
«Ho parato un pugno, ma mi ha comunque colpito ad una spalla e ad un fianco, ma sono riuscito a salvare la guardia giurata contro la quale si era scagliato il ragazzo nordafricano».
È Emiliano Rocco, l’Oss di 45 anni di Sant’Elena d’Este che giovedì notte è stato coinvolto nell’aggressione operata dal paziente di origini nordafricane. Ci spiega come sono andate le cose?
«Come ogni giorno stavo svolgendo il mio servizio di Oss all’interno del Pronto soccorso di Abano, quando i miei colleghi sono stati chiamati dalla centrale operativa per un intervento in caserma ad Abano per un ragazzo in uno stato di agitazione psicomotoria. Una volta arrivati in area verde si era visto da subito che il ragazzo aveva qualcosa di particolare. Nel passaggio dalla barella al letto notavamo che era molto agitato ed essendo sotto effetto di alcol abbiamo provato in tutti i modi di gestirlo».
Invece le cose sono andate diversamente.
«Fatti gli esami di routine il paziente ha iniziato ad aumentare l’agitazione, dicendo che ha assunto droghe, che voleva fumare e che voleva andarsi a prendere altra cocaina. In quel momento voleva alzarsi dalla barella e allora abbiamo chiamato la guardia giurata. Una volta arrivata la guardia ha iniziato ad alterarsi sempre di più e ha perso il controllo, strappandosi l’accesso venoso. Eravamo presenti in quel momento io, la guardia e altri colleghi e non pensavamo che partisse ad aggredire la guardia».
Ci spiega meglio?
«Appena partito, ha preso la guardia sulle spalle per mettergli le mani addosso, poi ha cercato di divincolarsi e ha sferrato un pugno verso di me, che io ho schivato. Scansandolo ho cercato di bloccarlo con il mio braccio sinistro e lui mi ha sferrato una serie di colpi alla spalla, al braccio e al fianco, prendendomi anche la radiolina che è caduta per terra. Io sono riuscito a divincolarmi e a bloccarlo sulla barella».
Poi sono arrivati i colleghi per sedare gli animi?
«Certo. Sono passati 6-7 minuti dall’arrivo della prima pattuglia dei carabinieri da Montegrotto e poi sono arrivate altre due auto della Radiomobile. Da lì è stata tutta una sequenza agitata, confusa, perché la situazione era veramente degenerata. All’arrivo della seconda pattuglia dei carabinieri il ragazzo si è agitato ulteriormente aggredendo anche i militari dell’Arma e in quel momento è scattato l’arresto. Uno carabinieri è stato colpito con un pungo e questa cosa mi spiace, anche perché sono stati fantastici i militari dell’Arma».
Sa di aver fatto un gesto eroico?
«Quando ho visto l’alterazione del paziente, la mia preparazione che viene da anni di servizio al 118, di sport da combattimento praticati e il fatto che sono stato un graduato istruttore nell’esercito mi ha permesso di affrontare la vicenda. Da subito avevo capito che avrebbe fatto qualcosa di grave».
E quindi come si è comportato?
«Non ho pensato ad altro, che ai pazienti che erano ricoverati e che dovevano essere preservati, alla guardia giurata, ai miei colleghi e alla mia famiglia. Non si sa mai come possa reagire in quei momenti, perché in reparto abbiamo materiale tagliente, forbici, che lui poteva prendere e aggredire i colleghi. Quindi con il mio gesto ho cercato di tutelare tutti».
Lo rifarebbe?
«Certo, perché se facciamo questo lavoro, lo facciamo perché lo amiamo e quindi bisogna lavorare con dedizione e spirito di servizio. Non mi reputo un eroe, ma una semplice persona che ha agito con freddezza».
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