Casa Maran, 32 lavoratrici a casa

La direttrice dell’Istituto suore terziarie di Taggì di Sopra non rinnova il contratto alla cooperativa
Di Silvia Bergamin

VILLAFRANCA. Trentadue lavoratrici che accudivano gli anziani ospiti nella Casa don Luigi Maran di Taggí di Sopra rischiano di rimanere senza lavoro. Da sei anni la cooperativa Alba Solidarietà opera per assistere gli ospiti della Casa don Luigi Maran, di proprietà dell'Istituto suore terziarie francescane elisabettine. Il contratto aveva scadenza biennale con possibilità di rinnovo. Dopo due rinnovi pare che suor Gianna, la nuova direttrice dell'Istituto suore terziarie, in carico da un anno, abbia deciso di non procedere a una nuova sottoscrizione con la cooperativa Alba, che è stata costretta a inviare la lettera di licenziamento alle 32 lavoratrici che hanno assistito fin qui con grande professionalità i 120 ospiti della struttura di Taggì. L'intenzione della direttrice sarebbe quella di internalizzare il servizio.

Roberta Pistorello della Segreteria provinciale della Fp Cgil e Franco Maisto della Segreteria provinciale della Fp Cisl di Padova e Rovigo hanno incontrato la proprietà chiedendo l'assunzione da parte dell'Istituto delle lavoratrici che operavano con la Cooperativa, per mantenere i posti di lavoro e per garantire continuità assistenziale agli ospiti. Nonostante diversi incontri, il sindacato si è scontrato contro un muro, ottenendo prima un no secco alla proposta e poi la possibilità di poche assunzioni con contratti precari da rinnovare di due mesi in due mesi. «Siamo seriamente preoccupati», dice Franco Maisto, «per la qualità del servizio fornito agli ospiti della Casa don Luigi Maran e consideriamo inconcepibile la freddezza con cui l'Istituto sta trattando la questione, non dando alcun peso ai timori di 32 famiglie che rischiano di rimanere senza le risorse necessarie per vivere». «Ci ha davvero sorpreso», prosegue Roberta Pistorello, «che persone religiose ignorino il dramma che la crisi economica sta determinando da anni nel nostro territorio e che lascino a cuor leggero tante donne da un giorno all'altro senza un lavoro». «Si tratta di personale», sostengono i due sindacalisti, «altamente qualificato».

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