Caso Stoppa, indagato il medico che ha effettuato la coronografia

L’ex luogotenente dei carabinieri, 59 anni, è morto dopo l’esame all’ospedale di Piove di Sacco I familiari hanno chiesto un’indagine per stabilire le cause del decesso. La verità dall’autopsia
Di Cristina Genesin

PIOVE DI SACCO. C’è un indagato per la morte del luogotenente dei carabinieri Giulio Stoppa, 59 anni, deceduto al termine di una coronarografia eseguita nell’ospedale di Piove di Sacco la mattina del 17 maggio. È il dottor Livio Malesani, 56 anni di Padova, responsabile dell’Unità operativa semplice di emodinamica nell’ambito della Cardiologia piovese: l’ipotesi di reato contestata è l’omicidio colposo. L’informazione di garanzia è stata notificata al medico alla vigilia dell’autopsia decisa dal pubblico ministero padovano Daniela Randolo e affidata al primario del Pronto soccorso di Rovigo, Stefano Kusstatscher, che l’ha effettuata l’altro ieri alla presenza anche dei consulenti di parte, la dottoressa Silvia Tambuscio (per l’indagato assistito dai legali Laura Salmaso e Franco Capuzzo) e il dottor Maurizio Banfi (per la famiglia Stoppa, tutelata dall’avvocato Remo De Nard).

C’è un nesso di causa tra il decesso e quell’esame? E, in caso di risposta affermativa, è possibile individuare una responsabilità medica oppure si è trattato di una fatalità che rientra nelle cosiddette statistiche? Sono i due quesiti ai quali dovrà dare una risposta l’autopsia. Ma sarà necessario del tempo per questioni tecniche. Secondo quanto emerso finora, la coronarografia – una procedura di tipo invasivo in grado di visualizzare le arterie coronarie che distribuiscono sangue al muscolo cardiaco eseguita attraverso l’inserimento di un catetere e l’impiego di un mezzo di contrasto per accertare eventuali occlusioni – avrebbe rilevato e consentito la rimozione di un trombo che occludeva un vaso. Da qui la necessità di inserire uno stent per ripristinare la normale circolazione sanguigna, un tubicino utilizzato per riparare le arterie ostruite o indebolite. L’esame si sarebbe concluso apparentemente bene tanto che il paziente era stato trasferito fuori dalla sala operatoria. Poi un improvviso e preoccupante abbassamento di pressione. Immediato il ritorno, di nuovo, in sala operatoria per accertamenti. Tuttavia le condizioni di Stoppa sono precipitate: nonostante mezz’ora e più di manovre rianimatorie, è arrivata la morte. Durante l’autopsia è stato prelevato il cuore, che è apparso ingrossato: è probabile che il pm affidi l’esame dell’organo a un super-esperto della materia.

Sono stati i familiari di Giulio Stoppa a trasmettere in procura un esposto firmato dall’avvocato De Nard: non hanno lanciato accuse, hanno solo chiesto che sia fatta chiarezza sulla morte del congiunto, in pensione dall’1 aprile 2015. Giulio Stoppa aveva lavorato per oltre vent’anni alla guida del gruppo Ambiente della procura padovana, poi nel 2011 il trasloco a Belluno prima dell’addio alla divisa.

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