Cateteri equini, piena assoluzione per il professor Guido Ambrosini

PADOVA. Sette anni con il peso di una brutta inchiesta giudiziaria sulle spalle, avviata di fronte all’impiego di cateteri equini per la fecondazione assistita nei confronti di donne che sognavano di avere un figlio. Sette anni con il proprio nome e cognome finito nel registro degli indagati per accuse che non fanno onore a un pubblico ufficiale qual è un medico, quelle di falso ideologico e di turbativa d’asta.
È bastata la brevissima lettura di una sentenza e con la semplice parola “assolto” quel fango è stato spazzato via d’un colpo. Almeno sulla carta, anche se le cicatrici restano. Ma almeno l’incubo è finito per il professor Guido Ambrosini, 47 anni, già responsabile dell’Unità operativa di procreazione medicalmente assistita dell’Azienda ospedaliera e docente associato di Ginecologia e ostetricia all’Università di Padova. Piena assoluzione sia per il reato di turbativa d’asta, “perché il fatto non sussiste”, sia per il falso ideologico, perché “il fatto non costituisce reato”.
Il giudice Nicoletta Stefanutti ha bocciato la richiesta di condanna avanzata dalla pubblica accusa (il pm Emma Ferrero) che aveva reclamato otto mesi di carcere (solo per il falso) per il cattedratico. Oltre ad Ambrosini, assolti con la stessa formula il medico Massimo Castoro, 63 anni di Romano d'Ezzelino (Vicenza), all’epoca dei fatti dirigente medico preposto alla valutazione tecnologica dei prodotti, e la dottoressa Alessia Lazzaro, 47 di Saonara, delegata dalla direzione della farmacia ospedaliera a seguire la gara informale per l'acquisizione dei cateteri denominati Tom Cat nel biennio 2007-2009. A difenderli l’avvocato Voletta Messi (Ambrosini), l’avvocato Lorenzo Locatelli (Castoro), il penalista Gianni Morrone (Lazzaro). Assolta dall’accusa di frode nell’esecuzione di un contratto commerciale Karim Schat, 66 anni olandese con residenza a Firenze, all’epoca legale rappresentante della Cga Strumenti Scientifici (non più operativa) che aveva vinto la gara informale per la fornitura dei contestati cateteri privi di marchio Ce, imposto dalle normative europee, destinato a certificare la conformità all’uso umano.
Due le condanne per concorso in frode commerciale (un anno e mille euro di multa con la sospensione condizionale) a carico di Lorenzo Fabbrini, 43 di Loro Ciuffenna (Arezzo) già amministratore delegato e responsabile amministrativo contabile di Cga, e di Giovanni Ermini, 51 di Firenze, ex responsabile commerciale della ditta (difesi dagli avvocati Federico Bessega e Cristina Cortese). Ecco il punto della questione: i medici (Ambrosini e Castoro) come la rappresentante dello staff della farmacia ospedaliera avevano espresso dei pareri positivi (di natura tecnico-sanitaria) sul dispositivo proposto da Cga. Un dispositivo utilizzato nell’Azienda ospedaliera padovana dal 1999 fino alla scoperta che era privo di marchio Ce.
E chi avrebbe dovuto accertare il rispetto delle condizioni normative nell’ambito della commissione tecnica di valutazione di cui facevano parte i tre ospedalieri? I difensori hanno insistito: era un compito in capo a funzionari e dirigenti amministrativi, non ai tre sanitari. L’avvocato Francesca Guolo, che assisteva Schat, ha rilevato che la donna si era limitata a sottoscrivere un’offerta al ribasso, nient’altro. Tesi difensive tutte accolte dal giudice. I legali di Fabbrini ed Ermini (esponenti dell’azienda), invece, avevano rispedito ogni responsabilità all’indirizzo dell’Azienda ospedaliera: quest’ultima – avevano sostenuto – era stata informata che quei cateteri erano privi di certificazione europea come risulta da alcuni moduli inseriti nel fascicolo processuale. Eppure l’Azienda ospedaliera li avrebbe richiesti ugualmente. Ma il giudice è stato di diverso avviso.
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