"C'è un buco milionario all'Ira": casa di riposo a rischio crac

L'Ipab "Alta Vita Ira" in crisi: sindacati e familiari lanciano l’allarme. In ballo esternalizzazioni e mancata conferma dei precari. I parenti dei degenti “occupano” la sede, lavoratori pronti all’agitazione

PADOVA. Alta Vita Ira, l’Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza, «rischia il commissariamento». A lanciare l’allarme sono i sindacati. A monte gravi difficoltà finanziarie. L’Ipab, che ha sede in via Beato Pellegrino, conta anche il pensionato Piaggi di piazza Mazzini, l’istituto Bolis a Selvazzano e il centro diurno Gidoni, a Terranegra.

Ieri mattina, a scoprire il vaso di Pandora, sono stati i sindacati: Stefano Pieretti (Adl Cobas), Vinicio Capuzzo (Fp Cgil), Andrea Ricci (Cisl Fp), Stefano Tognazzo (Uil Fpl) e Emanuela Stivano (Rsu Ira). Nei prossimi giorni faranno un’assemblea e, entro lunedì, proclameranno lo stato di agitazione. Mentre ieri sera, la sede di via Beato Pellegrino, è stata assediata da alcuni familiari, preoccupati dalle voci che parlano di esternalizzazioni dei servizi cucina e lavanderia e mancata conferma dei precari. Si parla, inoltre, di un buco di 900 mila euro che, tuttavia, non trova riscontri nell’amministrazione della struttura.

«Pesano» secondo i sindacati «i ritardi nei pagamenti da parte dell’Ulss che si allungano fino a 120 giorni. La riduzione dei proventi da rette derivanti sia dai tagli regionali (quote ridotte del 30%) sia dalla crisi delle famiglie che spinge la gestione domestica dell’anziano. Difficoltà che al pensionato Piaggi sono stimate in minori ricavi per 280 mila euro e minori impegnative di residenzialità per 276 mila euro». L’agitazione coinvolge 500 lavoratori, di cui circa il 10% precari, con stipendi tra 1.100 e 1.300 euro (quelli degli infermieri 200-300 euro in più). I primi a essere sacrificati i precari, che potrebbero rimanere a casa automaticamente allo scadere dei contratti.

Si rischiano ricadute sugli ospiti: 396 in via Beato Pellegrino, al completo di non autosufficienti; 100 al Bolis, anche qui al completo e anche qui non autosufficienti; 86 al Piaggi su 100 posti disponibili; 35 al Gidoni, già affidato per molte mansioni ad una cooperativa esterna. Le rette in media costano tra 1.500-2.000 euro. Il primo rischio, quello che secondo i sindacati sembra il più concreto, è che “saltino” cucina e lavanderia. La prima conta una trentina di lavoratori, la seconda una quindicina.

«Tre mesi fa», riferisce Pieretti, «tutti i pasti sono stati concentrati al Bolis. Ora però si profila la possibilità di affidare la gestione della mensa a una ditta esterna e di esternalizzare cuochi e personale. In altre parole la ditta decide del lavoro dei dipendenti che l’Ira continuerebbe a pagare. In ballo ferie e turni». Pare che la Sodexo, che oggi distribuisce solo i pasti, abbia offerto un prezzo stracciato: 1,90 euro a pasto contro i 9 euro attuali. «Chiediamo un piano industriale», aggiunge Ricci. «Al Configliachi», ricorda Tognazzo, «quando hanno affrontato la riorganizzazione, sono stati molto più trasparenti, aprendo un tavolo con i sindacati. Il primo campanello d’allarme due mesi fa, quando è stata stoppata improvvisamente l’indennità di disagio, 10 euro al mese per dipendente».

«Ci hanno messo alla porta», protestano i familiari che, ieri sera hanno occupato l’Ira, «ma si parla dei nostri familiari. Vogliamo incontrare subito l’amministrazione».

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