Check up agli Scrovegni niente visite per tre giorni

Chiusa per visita medica. La Cappella degli Scrovegni fa il check up annuale del suo stato di salute e fino a domani tiene le porte chiuse ai visitatori. Gli specialisti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma, in collaborazione con il settore Edilizia del Comune e i Musei Civici e in accordo con le indicazioni della Commissione Tecnico Scientifica per la salvaguardia della Cappella, sono al lavoro da ieri per il consueto “tagliando” di verifica sullo stato di conservazione degli affreschi di Giotto all’interno di uno dei più preziosi monumenti dell’arte italiana.
L’intervento è catalogato alla voce “manutenzione ordinaria” ma come sempre, dato il valore del luogo, la verifica terrà tutti col fiato sospeso fino all’esito. Il lavoro dei tecnici si protrarrà fino a sabato e sarà accompagnato, prima e dopo, da altre indagini sul monumento. Ma la chiusura sarà più breve, solo fino a domani appunto, perché già giovedì la Cappella sarà di nuovo aperta alle visite anche se solo a metà navata perché all’interno ci sarà la macchina elevatrice - il “ragno” - che permette ai tecnici di controllare anche gli affreschi più alti.
L’ultimo controllo sulla Cappella risale a un anno fa. Anche allora i tecnici dell’Iscr si fermarono per cinque giorni, dal 17 al 22 novembre, confermando, alla fine della visita, le buone condizioni delle superfici e l'efficacia del sistema di controllo microclimatico e ambientale. Ma un anno fa c’era un’incognita in più, legata ai danni provocati da un fulmine che si era abbattuto sulla croce che sovrasta la facciata della Cappella il 9 agosto, provocando un piccolo danno a una pigna in materiale lapideo. Dopo quell’episodio si era dovuto prendere atto che l’impianto parafulmine del monumento non è sufficiente per garantirne l’incolumità durante i peggiori temporali e che invece - come suggerito da più esperti - sarebbe necessario costruire una gabbia di Faraday, anche perché le vecchie capriate in legno, per risparmiare, nel 1963 erano state sostituite da quelle in acciaio che hanno una capacità di attrazione dei fulmini di gran lunga superiore. Ad agosto di quest’anno il Comune e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro hanno messo a punto un piano per ricollocare la croce caduta e per procedere al restauro del tetto. Il costo però è notevole, si parla di circa 400 mila euro, anche perché, approfittando delle impalcature e dei ponteggi che saranno posizionati per sistemare la croce, si farà anche un intervento di restauro. E naturalmente si monterà un parafulmine più efficiente. A finanziare l’intervento potrebbe essere la Fondazione Cariparo. Ma i tempi sono ancora incerti.(cric)
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