Chiesa ortodossa in un capannone

LOREGGIA. La comunità ortodossa rumena e moldava del Camposampierese ha ora un luogo tutto suo dove pregare e dove, nella notte appena trascorsa, ha potuto celebrare i riti pasquali. Si tratta di un capannone di circa 520 metri quadri di proprietà privata, in via dell’Artigianato, che il proprietario ha dato in uso alla parrocchia ortodossa dei Santi Medici e Taumaturghi Ciro e Giovanni, guidata dal pope Neculai Postolache. A servizio dell’edificio di culto è disponibile non solo l’area di pertinenza esclusiva, ma anche il grande parcheggio comune destinato alla sosta dei mezzi dei fedeli.
Per rendere regolare il capannone dal punto di vista urbanistico e sanitario è stato necessario un passaggio in Consiglio comunale, che ne ha variato la destinazione d’uso da produttiva e commerciale di completamento ad attrezzature religiose di interesse comune, nonché il nulla osta dell’Usl 15. Le funzioni religione si svolgono prevalentemente di domenica, oltre alle giornate delle feste proprie del rito cristiano ortodosso. La parrocchia stima un afflusso medio ai riti di circa 70 fedeli, con picchi durante le principali festività fino a circa 150. «La nostra comunità aveva bisogno di un luogo dove poter svolgere diverse attività religiose e sociali e qui non disturbiamo nessuno, perché alla domenica le aziende sono chiuse», spiega padre Neculai. «Abbiamo trasformato il capannone in chiesa, ci sono anche una piccola biblioteca e un piccolo museo con le nostre cose tradizionali». Fino a pochi anni fa la parrocchia aveva sede nel consorzio agrario di Camposampiero, ma quando l’edificio è stato dichiarato pericolante il pope aveva trovato temporanea ospitalità nella chiesa di San Marco. Dopo varie ricerche andate a vuoto, l’anno scorso, finalmente, la disponibilità del capannone. Così è stato chiesto l’assenso all’amministrazione comunale loreggiana. «Per chi prega sono sempre d’accordo, purché si sia rispettosi delle reciproche tradizioni», dice il sindaco Fabio Bui. «Loro peraltro si sono dimostrati estremamente corretti. E una chiesa è un elemento di integrazione».
Giusy Andreoli
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