Chiesta condanna per falso due oculisti nei guai

Francesco Bisantis avrebbe usato le sale operatorie dell’ospedale “in privato” coperto dal collega Stefano Piermarocchi. Il prof Midena verso l’assoluzione
Chiesti otto mesi di condanna per Francesco Bisantis, 51 anni, padovano, oculista libero professionista, e per Stefano Piermarocchi, 64 anni, anche lui padovano, medico dipendente della Clinica oculistica dell’Azienda ospedaliera: per loro l’accusa è di falso ideologico. Chiesta invece l’assoluzione per il professor Edoardo Midena, 62 anni, di San Donà di Piave, direttore della Clinica, che insieme a Bisantis era accusato di abuso d’ufficio.


I fatti per cui i tre sono finiti a processo si sarebbero consumati tra il 2007 e il 2012: secondo la contestazione del pubblico ministero Sergio Dini in quegli anni il direttore della Clinica avrebbe consentito a Bisantis - libero professionista quindi non dipendente dell’Azienda ospedaliera, figlio del professor Cesare Bisantis, già primario dell’Oculistica e suo maestro - a svolgere almeno cinque interventi chirurgici di cataratta su altrettanti pazienti che frequentavano il suo ambulatorio privato. Interventi eseguiti nelle sale operatorie della Clinica, e quindi con la strumentazione in dotazione, che all’epoca si trovavano nell’ospedale Busonera oggi sede dello Iov. Il dottor Piermarocchi, dell’équipe della Clinica oculistica, avrebbe redatto alcune cartelle cliniche assumendosi la paternità di quegli interventi come “primo operatore” e non facendo così apparire la presenza del collega libero professionista.


In aula ha retto l’accusa di falso ideologico a carico di Bisantis e Piermarocchi per cui il pm Dini ha chiesto otto mesi, mentre è caduta quella di concorso in abuso d’ufficio a carico di Bisantis e Midena.


La denuncia a carico dei tre professionisti era partita da un medico della Clinica che aveva trasmesso un esposto all’allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera Adriano Cestrone. A sua volta, quest’ultimo, l’aveva inviata in procura. L’Azienda non ha ritenuto di costituirsi parte civile. Dalle carte raccolte, risulterebbe che il dottor Bisantis era stato autorizzato a partecipare a un progetto di ricerca sulla cataratta grazie al quale aveva ottenuto le credenziali per accedere alle sale operatorie e alle password con cui disporre di documentazione sanitaria. Fatto che se accertato, potrebbe portare all’assoluzione. Ora spetta ai giudici tirare le somme ed emettere la sentenza.


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