Chiesto il dissequestro dei beni da moglie e figlia di Cadore

Assolte dall’accusa di ricettazione di due milioni di euro in via definitiva. Così Flora Cagnin e Silvia Cadore, rispettivamente moglie e figlia di Luciano Cadore, l’ex maggiordomo-autista-tuttofare...
PIEROBON - LUCIANO CADORE PIEROBON - LUCIANO CADORE
PIEROBON - LUCIANO CADORE PIEROBON - LUCIANO CADORE
Assolte dall’accusa di ricettazione di due milioni di euro in via definitiva. Così Flora Cagnin e Silvia Cadore, rispettivamente moglie e figlia di Luciano Cadore, l’ex maggiordomo-autista-tuttofare condannato in via definitiva a 3 anni di carcere per falso, hanno chiesto il dissequestro dei beni che erano stati “congelati” dall’autorità giudiziaria durante il procedimento penale a loro carico Assistite dall’avvocato Anna Desiderio e dal penalista Piero Longo, le due signore hanno presentato l’istanza di dissequestro al giudice Elena Lazzarin per ottenere la restituzione di una serie di beni ricevuti dal marito e padre. Beni che facevano parte dell’eredità acquisita grazie al testamento risultato falso: la condanna nei confronti di Cadore per tale reato è definitiva tanto che il pensionato, alla soglia dei 70 anni, ha chiesto al tribunale di Sorveglianza la misura alternativa dell’affidamento in prova ai Servizi sociali per evitare la detenzione domiciliare. Il pm Sergio Dini non è stato d’accordo. E ha formulato parere contrario alla restituzione: quei beni sarebbero frutto di un illecito al di là del fatto che le due signore siano state assolte in quanto non consapevoli della loro provenienza. «Con l’assoluzione definitiva, come vuole diritto e giurisprudenza, il sequestro perde efficacia e deve cessare», chiarisce il penalista Piero Longo. Il giudice Lazzarin si è riservata la decisione. I beni sequestrati (sia nell’ambito civile che penale) sono stati affidati al custode giudiziario, l’avvocato Antonio Lovisetto. Nel 2009, quando l’inchiesta è decollata, tra città e provincia la Guardia di Finanza aveva provveduto a mettere i sigilli a 20 tra fabbricati e terreni parte dell’asse ereditario, a tre Suv, una Bmw, una Mercedes e una Toyota, oltre ad alcune somme in conti correnti. Importatore di pelli pregiate, Mario Conte è morto a 91 anni, nel suo appartamento in Riviera Mugnai, il 13 ottobre 2008. Vedovo, senza figli e ricchissimo. Un patrimonio accumulato tra soldi e immobili per un totale di circa 90 milioni di euro anche grazie ad azzeccati investimenti in Borsa. Il 6 dicembre Cadore fa pubblicare dal notaio di Asiago, Giancarlo Muraro, il testamento olografo che lo nomina erede universale di quel patrimonio. E quasi subito trasferisce 15 milioni di euro dal suo conto acceso nella Banca Antonveneta al paradiso fiscale delle Bahamas attraverso la banca svizzera Bsi, mentre altri soldi finiscono in società fiduciarie e nelle mani del commercialista Alessandro Castellini, a processo per riciclaggio e ricettazione.


Cristina Genesin


Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova