Chirurgia maxillo facciale L'equipe di Ferronato può curare anche la psiche

L’EQUIPE La squadra del professor Giuseppe Ferronato, seduto al centro, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia maxillo facciale dell’ospedale di Padova
«La giovane donna che soffriva di una grave malformazione al viso era anche tormentata da una rovinosa forma di balbuzie che non risultava motivata da alcuna patologia organica. Dopo l'intervento chirurgico che ridiede alla ragazza un volto normale e che determinò quindi l'accettazione di se stessa, la difficoltà di parola scomparve miracolosamente». È il professor Giuseppe Ferronato, direttore dell'Unità operativa di Chirurgia maxillo facciale che spiega: «I denti e i mascellari che danno forma a gran parte della faccia costituiscono una macchina di precisione; le arcate dentarie devono trovarsi nella posizione adeguata alla masticazione e alle molteplici funzioni orali; c'è un'esigenza assoluta di funzionalità, ma non solo! Una deformazione della struttura del viso oltre ad una cascata di conseguenze patologiche, può comportare risvolti psicologici imponenti».
Per curare le malattie, anche malformative, ci sono generalmente dei rimedi, medici e chirurgici; ma per rimodellare un volto deformato ci vuole una sensibilità particolare?
«Certo, è così. Un'incongruenza tra le due arcate dentarie genera sì problemi di ordine funzionale, come deficit masticatori, dolori alle articolazioni e ai muscoli e a volte vizi posturali della colonna, ma anche problemi di ordine estetico talvolta molto pesanti; c'è un po' di tutto: menti lunghi e protrusi con profilo concavo, facce con mento sfuggente o inesistente e profilo convesso, facce particolarmente storte. Queste alterazioni morfologiche derivano da una deviazione di crescita della mandibola, le cui cause sono spesso riconducibili a predisposizione genetica di tipo famigliare o a fatti acquisiti come traumi e tumori. Oggi queste malformazioni-malocclusioni possono essere corrette così da ricondurre l'estetica facciale entro canoni di normalità e addirittura di bellezza».
Professor Ferronato, lei è il direttore dell'Unità operativa complessa di Chirurgia maxillo facciale, che si interessa, oltre alle malformazioni, anche ad altre patologie della faccia?
«La Chirurgia maxillo facciale si interessa, come attività sua peculiare, dei traumi cranio-facciali e cioè delle fratture riportate in incidenti sulla strada, sul lavoro, da percosse, sportivi; altro interesse fondamentale riguarda i tumori che si localizzano nel cavo orale e nelle strutture facciali in genere, anche perché sono frequenti e spesso devastanti; i tessuti interessati dai tumori, che possono essere maligni o benigni, sono più frequentemente la mucosa del cavo orale, l'osso dei mascellari e delle strutture facciali, le ghiandole salivari, i nervi, i muscoli e i vasi. Nel caso di tumori benigni la chirurgia deve essere conservativa, il più rispettosa possibile della funzione e dell'estetica; il trattamento delle neoplasie maligne deve essere purtroppo più aggressivo e mutilante ed associato ad altre forme terapeutiche come la radioterapia, da sola o in associazione con la chemioterapia. Lo scopo è di massimizzare l'efficacia della cura ai fini della guarigione. Fortunatamente la moderna terapia chirurgica in questo campo prevede un ampio repertorio di nuove tecniche ricostruttive con lembi prelevati da altri distretti corporei e mantenuti vitali da anastomosi vascolari microchirurgiche, che permettono non solo il ripristino delle fondamentali funzioni fisiologiche (respirare, mangiare, parlare), ma anche il raggiungimento di una buona ricostruzione morfologica ed estetica della faccia (labbra, guance, naso, palpebre...), fondamentali per l'accettazione di sé e per permettere la continuazione delle consuete relazioni sociali, a tutto vantaggio della qualità di vita. È doveroso a questo punto dire che tutta l'attività viene svolta in gruppo, come in una "squadra" dove ognuno ha il proprio ruolo. E così la responsabilità della chirurgia dei tumori è affidata al dottor Olindo Procopio, dirigente ospedaliero, coadiuvato dal dottor Marco Rossi che lavorano in collaborazione e sinergia con altri colleghi di altre specialità, tutti alleati per sconfiggere un nemico comune. Funziona in Azienda un ambulatorio oncologico integrato testa-collo dedicato alle patologie tumorali maligne per permettere un servizio completo, rapido ed efficiente».
È attiva anche una specializzazione che riguarda l'infanzia?
«Certo, queste malattie di competenza maxillo facciale non risparmiano i bambini. Anzi, ci sono malformazioni congenite del cranio e della faccia e patologie tumorali per fortuna prevalentemente benigne come tumori e cisti dei mascellari e delle orbite, angiomi. È un grappolo di patologie che ha una frequenza del 36 per cento; notevole incidenza (33%) ha la labiopalatoschisi, comunemente detta labbro leporino, poi i denti inclusi soprannumerari, il dismorfismo facciale, le malformazioni congenite del cranio e della faccia. I responsabili sono il professor Stefano Fusetti e la dottoressa Cristina Ghirotto. I pazienti sono di età compresa da 0 a 16 anni, con un'età media di 7 anni. Nel biennio 2007/2008 sono stati operati in Chirurgia pediatrica, in anestesia generale, 79 bimbi. C'è anche un'intensa attività ambulatoriale. La Chirurgia maxillo-facciale pediatrica fa parte di un gruppo di lavoro e di studio, il team cranio-facciale pediatrico, composto da più specialisti: Chirurgia plastica ad indirizzo pediatrico, Neurochirurgia pediatrica, Chirurgia maxillo-facciale, con consulenti del Dipartimento di Pediatria, di Radiologia, di Scienze ginecologiche e ostetriche, delle Cliniche odontoiatrica e oculistica. Il bambino paziente viene seguito dalla diagnosi prenatale fino alla fine della crescita».
Ciò comporta una serie di controlli preliminari alla cura?
«Sì, per esempio, una malformazione come il labbro leporino e il palato aperto, è individuabile prima della nascita con l'ecografia. L'operazione correttiva è semplice e risolutiva». Questa terribile varietà di malformazioni, patologie tumorali, conseguenze di traumi, fa venire in mente un racconto di Pirandello «L'uomo dal fiore in bocca».
Il protagonista soffriva di un epitelioma alle labbra...
«Sì, questa è chiamata anche la malattia del pescatore. Si ritrova soprattutto in Sicilia e dipende dall'eccessiva irradiazione dei raggi solari che si concentrano sulla faccia».
Il reparto si occupa anche di disturbi funzionali dell'articolazione temporo-mandibolare?
«Questa attività è in rapida espansione, tratta una patologia che interessa il 15-20% della popolazione e si manifesta con una sintomatologia dolorosa e con difficoltà dei movimenti mandibolari e della masticazione è affidata al dottor Luca Guarda Nardini. Ogni anno vengono da tutta Italia centinaia di nuovi pazienti, la crescita è dovuta all'allungarsi della vita media e ad una conseguente degenerazione delle articolazioni. Padova è entrata a far parte di un gruppo di studio multicentrico che include altre prestigiose Università come Amsterdam, Helsinki e Tel Aviv. Un altro problema che riguarda il reparto, in collaborazione con gli Istituti di Fisiopatologia respiratoria e otorinolaringoiatria è il trattamento delle roncopatie, il russare, inconveniente così diffuso da assumere rilevanza sociale. La dottoressa Giorgia Saia si occupa di una malattia molto seria e che può diventare anche molto grave, scoperta di recente (i primi casi risalgono al 2003): l'osteonecrosi delle ossa mascellari collegata all'uso di bisfosfonati. I bisfosfonati hanno un ampio utilizzo quando si tratta di indurre un progressivo addensamento della matrice ossea. Il loro uso riduce l'incidenza di eventi scheletrici fratturativi correlati alle metastasi ossee in pazienti affetti da neoplasie. Gi effetti collaterali a livello del cavo orale sono devastanti. Si producono, infatti, ampie aree di osso necrotico. Ciò ha reso necessaria la delineazione di protocolli di prevenzione e trattamento nelle categorie più esposte a rischio. All'interno della nostra équipe si è così formato un gruppo di ricerca che valuta l'efficacia a distanza dei protocolli di prevenzione e trattamento dell'osteonecrosi. Padova è uno dei centri di riferimento nazionale nell'ambito della ricerca scientifica sulla malattia e dal 2007 sono stati finanziati 5 progetti di ricerca in questo campo».
Quali i nuovi orizzonti?
«L'interesse scientifico attuale del gruppo che comprende, oltre ai medici strutturati anche un certo numero di medici in formazione (specializzandi della Scuola di specializzazione in chirurgia maxillo facciale): è il contributo alla formazione dei futuri professionisti. Lo sviluppo della chirurgia si sta orientando, al pari dello sviluppo tecnologico, verso un sempre maggior utilizzo clinico delle biotecnologie. Nei prossimi anni si affermerà sempre di più l'ingegneria tissutale, rigenerativa sia per l'osso che per i tessuti molli. Le tecniche microchirurgiche ricostruttive si affineranno ulteriormente, e non escludo che proprio l'ingegneria tissutale diventi un nuovo filone di utilità clinica. Vedo un brillante futuro per la diagnostica morfologica e la progettazione degli atti chirurgici con delle nuove tecniche tridimensionali, che si basano su acquisizioni laser e fotometriche del viso e su immagini radiografiche particolari».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video