Chirurgo a giudizio per un cavillo

Nella clinica del professor Luca Siliprandi “scoperto” un infermiere diplomato ma non iscritto all’albo
Di Cristina Genesin

Per trent’anni Claudio Cappellari, 66 anni di Ponte San Nicolò, aveva lavorato come infermiere professionale nell’Azienda ospedaliera di Padova in quasi tutte le sale operatorie. Poi, una volta in pensione, aveva iniziato una collaborazione con la Clinica Cittagiardino situata a Padova in via Piccoli, di cui è titolare e direttore sanitario il professor Luca Siliprandi, noto e apprezzato specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Una visita dei carabinieri del Nas (il Nucleo antisofisticazione) e i due, infermiere e medico, sono finiti sotto inchiesta per concorso in esercizio abusivo della professione infermieristica. Entrambi sono stati destinatari di un decreto penale di condanna al pagamento della sanzione di 300 euro. Ma il professor Siliprandi (difeso dal penalista Davide Pessi) non ha accettato, impugnando il provvedimento e preferendo affrontare il processo davanti al giudice Chiara Bitozzi. La sentenza è prevista il prossimo 19 gennaio (in quella data parlerà anche la difesa) ma ieri, in aula, il pubblico ministero onorario, Paolo Tietto, ha chiesto l’assoluzione del medico, chiamato a rispondere di concorso nel reato. Reato che, secondo il rappresentante della pubblica accusa, non c’è: l’infermiere era in possesso del diploma rilasciato il 6 ottobre 1983 dalla scuola infermieri dell’allora Usl 21 di Padova, non lavorava a contatto diretto con i pazienti ma come strumentista (l’operatore che prepara il tavolo e gli strumenti operatori che, successivamente, garantisce al chirurgo durante ogni fase dell’intervento) e, come “carta da visita” poteva vantare un’esperienza trentennale coltivata in un ospedale pubblico, dal 1973 al 2003. Il 15 aprile 2010 nella Clinica Cittàgiardino arriva l’ispezione del Nas per verificare i titoli professionali di dipendenti e collaboratori. Così si scopre che Cappellari, nonostante il diploma di infermiere e la lunga carriera “pubblica”, non risulta iscritto all’albo Ipasvi (Infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia) come imposto da una vecchia legge per esercitare quei mestieri in ambito sanitario da libero professionista. Insomma solo la mancata iscrizione al collegio professionale (atto burocratico) ha provocato la contestazione del reato di esercizio abusivo della professione. Ieri in aula il professor Siliprandi ha precisato che lui, direttore sanitario, nulla sapeva della mancata iscrizione al collegio di Cappellari essendosi preoccupato di «verificare i titoli che risultavano a posto» ha spiegato. E ha aggiunto di aver conosciuto il collaboratore come un bravo infermiere quando entrambi, in ruoli diversi, lavoravano nel reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale.

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