Chiude la Realto-Bottaro di Veggiano: 10 donne licenziate

VEGGIANO. Hanno ricevuto la lettera di licenziamento il 27 dicembre. Forse una casualità o forse il liquidatore ha voluto aspettare almeno che passasse il Natale. Ma nel 2012 la Realto-Bottaro di Veggiano non aprirà più. E le dieci dipendenti (tutte donne) dell'azienda si ritrovano così disoccupate. Tutte padovane, età media 40 anni, tutte arrabbiate con l'imprenditrice Lucia Bottaro: «Perché l'azienda non era in perdita – racconta una di loro – E' stata chiusa dopo una diatriba con il socio portoghese, che ha abbandonato la società». La Realto commercializzava articoli tessili per la cucina e la casa: teli bagno, teli mare, spugne. E l'ex alleato portoghese garantiva una commessa importante: quella con l'Auchan, nel giro della grande distribuzione.
«Ci siamo sentite tradite. Quando abbiamo chiuso la porta, l'ultimo giorno di lavoro, non è venuto nessuno della proprietà. Ci hanno lasciate sole, fino alla fine», raccontano le dipendenti. La storia dell'azienda è quella classica del modello Nordest. Su base familiare, ma con l'orgoglio di un'impostazione interamente al femminile: un'imprenditrice donna con dieci dipendenti. La Realto nasce nel 2000, l'inizio della fine invece risale all'aprile scorso. Fino ad allora non c'era sentore di problemi. Poi la lite con il socio portoghese, che ha chiesto le verifiche contabili. Ad agosto la decisione di mettere l'azienda in liquidazione. A dicembre la chiusura e i licenziamenti.
Una chiusura che poteva essere evitata, secondo la Cgil, che prende il caso ad esempio per descrivere la situazione del Veneto al tempo della crisi: «E' l'altra faccia del modello Nordest: da una parte l'imprenditore che arriva a suicidarsi per il dramma di non riuscire a pagare gli stipendi, dall'altra chi non ha rispetto per i dipendenti e li tratta sempre come burattini – spiega Cecilia De Pantz, segretaria provinciale della Filcams – E' possibile che non si riesce ad aiutare la parte buona e si permette di fare tutto a quella cattiva?».
E a pagare le conseguenze della crisi spesso sono proprio le donne: «Manca la dignità del lavoro femminile – conclude l'esponente del sindacato – E stiamo riscontrando una percentuale sempre più alta di dipendenti donne che prendono psicofarmaci, perché stanno male sul lavoro. E' inaccettabile».
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