Chiusa ancora la pista di kart «Ora speriamo nel ricorso»

La guerra dei kart continua. La pista di Vo’ si conferma teatro di battaglie, ben lontane dalle gare tra motori: la bagarre, oggi, è chiaramente quella delle aule giudiziarie. Già, perché da metà dicembre la pista da kart di via Vo’ di Sotto è chiusa per espresso volere della Provincia di Padova. Mesi di inattività, dunque, che rischiano di costare caro a proprietari e gestori dell’impianto, che ora sperano solo nella decisione del Tar del prossimo 14 febbraio.
LA PISTA
Si trova in via Vo’ di Sotto, nella zona di Vo’ Vecchio, e occupa una superficie di 25 mila metri quadri che comprende sia il tracciato in asfalto che il piazzale in ghiaia per il parcheggio. Il tracciato può ospitare solamente kart di team o privati e kart a noleggio, di quelli silenziati. La struttura è di proprietà della Polenta&Motori di Umberto Borile, è gestita dalla Vo’ Kart Asd ed è intitolata a Riccardo Borile, 19enne di Vo’ morto nel 2009 per un accidentale colpo di fucile. Stando ai numeri forniti dai gestori, l’impianto – attorno a cui girano almeno 2.500 soci e tesserati – è utilizzato annualmente da 7-800 sportivi.
AMBIENTE OSTILE
La pista, in realtà, ha sofferto da sempre il clima ostile di alcuni residenti. Nell’ottobre 2017 si è tenuta la prima raccolta firme da parte dei residenti: in trenta hanno sottoscritto una lettera inviata al Comune di Vo’, legata in particolare all’inquinamento acustico e a quello atmosferico causato dall’attività in pista.
Per le famiglie che risiedono in zona quella pista è «una violenza non più accettabile, che ha spezzato la tranquillità di questo angolo di Colli Euganei». A gennaio 2018 sono state inviate altre 65 firme a corredo delle osservazioni presentate dalla Provincia di Padova. Nel luglio 2018 il Comune di Vo’ ha inviato una diffida ai gestori della pista: l’accusa era quella di aprire il tracciato non solo a go kart con motore silenziato, come prevede l’autorizzazione comunale, ma anche a motociclette.
A confermare la circostanza era un stato un sopralluogo del Comune, ma d’altra parte volantini ufficiali e video su Youtube confermavano da tempo che il tracciato era percorso da mezzi a motore non autorizzati.
Nel novembre 2018 ecco la seconda diffida, questa volta dalla Provincia di Padova, che ha imposto lo stop all’attività della Polenta&Motori. La Provincia evidenziava più di qualche problema in termini di sicurezza, in merito a rischi sanitari, ambientali e per il patrimonio culturale.
LA NUOVA CHIUSURA
Lo scorso 10 dicembre dalla Provincia è arrivata la seconda diffida, che ha importo al kartodromo lo stop totale dell’attività. Risultato? Da inizio dicembre la pista di Vo’ Vecchio è chiusa e inutilizzata, con il forte dubbio che possa peraltro riprendere le attività in marzo, mese in cui si apre la nuova stagione sportiva. Polenta&Motori ha presentato un ricorso al Tar del Veneto, notificato il 21 gennaio alla Provincia di Padova che ha deciso di costituirsi in giudizio. Il ricorso verrà discusso al Tar il prossimo 12 febbraio.
L’EPISODIO
A costare la nuova chiusura dell’impianto è stato sostanzialmente un episodio. Il 5 ottobre, nella pista di Vo’, sono infatti ritornate a correre le minimoto, che non avrebbero l’autorizzazione a scendere in pista in questo impianto. «Non si trattava di una trasgressione o di una giornata organizzata a caso» spiega il proprietario Borile «Abbiamo infatti organizzato una gara-test per verificare, grazie all’ausilio di ingegneri e apparecchiatura fonometrica, il livello di rumore prodotto dalle minimoto. Questo è l’unico kartodromo in cui viene impedita la circolazione a questi mezzi e il problema è sostanzialmente quello del rumore. Se proprio dobbiamo scontare un divieto, vogliamo dati certi. Per questo abbiamo organizzato un test chiedendo l’autorizzazione al Comune di Vo’ e anche la presenza di Arpav».
L’ok dal Comune è arrivato, Arpav ha dichiarato di non poter essere presente, mentre dalla Provincia – a cui è stata inviata la richiesta di autorizzazione – non è arrivata alcuna risposta. L’ente provinciale ha spiegato che la richiesta era arrivata in tempi non consoni. «E proprio il mancato assenso della Provincia ci è costato la diffida e la chiusura», denuncia Borile. Che ora, oltre a chiedere la sospensione di quel provvedimento, pretende i danni: «Ho investito 900 mila euro per questo impianto e non ho ancora fatto il conto di quanto mi siano costati i divieti e gli stop della Provincia: per colpa di qualche protesta di residenti questo territorio sta perdendo un indotto importante, almeno quattro famiglie impegnate nella gestione della pista rischiano di rimanere senza uno stipendio e ovviamente io, da imprenditore, sconto degli investimenti buttati nel nulla. Mi pare chiaro che qualcuno deve pagare. Non vogliono la pista? Ce lo dicano una volta per tutte». —
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