“Cimiteri privati”, la Corte Europea dice sì a un imprenditore padovano

Oscar Rossi può riaprire i cinque locali, chiusi nel 2015 da Bitonci, per visitare le ceneri dei defunti: «Chiederò i danni al Comune»

PADOVA. Ritorneranno presto in città i “cimiteri privati”. Dopo una lunga contesa legale partita tre anni fa, finita addirittura davanti alla Corte Europea, i luoghi della memoria di Oscar Rossi potranno riaprire.

«Finalmente è stato restituito il diritto soggettivo di scegliere il luogo del proprio sepolcro», ha esultato l’imprenditore, dopo che nel 2015 aveva ingaggiato una battaglia con l’allora sindaco Massimo Bitonci autore del “niet” alle sue attività. Ieri Rossi ha tirato un sospiro di sollievo quando ha letto la sentenza della Corte Ue, secondo cui la normativa introdotta all’epoca dall’amministrazione di centrodestra «costituisce una restrizione ingiustificata alla libertà di stabilimento garantita dal diritto dell’Unione».

La storia A fine 2015 Oscar Rossi, responsabile della società “Memoria srl” di Villa Estense, già nel ramo delle onoranze funebri per la produzione del corredo cimiteriale, apre a Padova cinque punti in altrettanti quartieri, definiti i “luoghi della memoria”, precisamente in via Ippolito Pindemonte alla Guizza, via Madonna della Salute a Mortise, via Selvatico all’Arcella, in via Varziza a Sant’Osvaldo e in via Falloppio.

Qui dà la possibilità ai parenti dei defunti di depositare le urne cinerarie dei propri cari in una celletta e, attraverso un badge, di andare a trovarli in ogni momento. Costi: 800 euro all’anno e 2.400 per le urne familiari. Inizialmente l’iniziativa ha il via libera dell’amministrazione Bitonci attraverso l’allora assessore Stefano Grigoletto, che dopo pochi mesi però entrerà in forte contrasto con il sindaco leghista. Nel tritacarne politico, che poi si concluderà con la caduta di quella amministrazione, finisce anche l’attività di Rossi. la sentenza In quei mesi, infatti, la giunta approva una delibera che vieta a chiunque di depositare le ceneri in luoghi che non siano cimiteri o la propria casa. Una decisione che pone praticamente fine all’attività di Rossi, durata appena tre mesi.

A quel punto inizia la battaglia legale. La vicenda finisce in tribunale però solo grazie ad una cliente di Oscar Rossi. La signora Antonia Dall’Antonia aveva deciso di usufruire dei servizi della memoria, facendo cremare le spoglie del marito e depositando quindi l’urna con le sue ceneri in una delle strutture dell’impresa.

Dopo la modifica del regolamento dei servizi cimiteriali, è costretta a “riprendersi” in casa il marito. «ora chiederemo i danni» Nel frattempo però si rivolge al Tar, che a sua volta chiede alla Corte di giustizia che ieri ha risposto definendo la normativa adottata dal Comune «un monopolio sulla fornitura del servizio di conservazione delle urne».

Dopo mezzo milione di euro d’investimento, prestiti dalle banche e mancati introiti per tre anni, la società è pronta a chiedere i danni al Comune, anche se le decisioni sono state prese dall’amministrazione precedente a quella attuale. «Su questo sono a lavoro gli avvocati, ma indubbiamente li chiederemo e non saranno pochi», precisa Rossi.

«La cosa più importante però è che potremo finalmente riaprire i nostri luoghi della memoria. Teoricamente potremmo farlo già domani, ma dal punto di vista pratico stiamo già lavorando per farlo il prima possibile».

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