Testa di cinghiale davanti al municipio: «Mi sono vendicato per una multa, ma ora chiedo scusa»
Antonio è il 64enne che venerdì ha abbandonato i resti di un cinghiale davanti al municipio di Monselice, ora è denunciato per minaccia aggravata
Antonio è seduto al bar “Snack” di viale della Repubblica di Monselice, con lo sguardo basso e il viso segnato da una nottata insonne.
Sopra la felpa in pile verde indossa un giubbotto vissuto, che sistema nervosamente con le mani grandi e segnate, mani che raccontano decenni di lavoro duro.
Un impiego che, però, Antonio, 64 anni, ha perso due anni fa e che lo costringe ad arrangiarsi con piccoli lavoretti per tirare avanti. Si siede a un tavolo e ordina un bianchetto tagliato con l’acqua, quasi per trovare il coraggio di parlare.
Non è facile per lui raccontare quanto accaduto: si sente in colpa, imbarazzato, profondamente dispiaciuto. Ma ha un pensiero fisso: chiedere scusa a tutti per quello che ha fatto, soprattutto alla sindaca Giorgia Bedin e ai carabinieri.
Quella colpa, che gli pesa nello stomaco e nella mente, è di aver lasciato una testa e quattro zampe di cinghiale, nella notte di venerdì, sugli scalini dell’ufficio anagrafe del Comune.
Il gesto ha destato scompiglio e preoccupazione in tutta la cittadina, tanto che in molti lo hanno addirittura etichettato come avvertimento mafioso. Solo ora Antonio realizza tutta la gravità del suo gesto.
Le forze dell’ordine lo hanno rintracciato e messo di fronte a un reato che non si aspettava: minaccia aggravata. Un illecito che prevede anche la reclusione. Antonio è incensurato e, per la prima volta nella sua vita, si è trovato in una caserma dei carabinieri, costretto a fare i conti con una denuncia.
Dopo un sorso di acqua e vino, Antonio trova il coraggio di raccontare la vicenda: «Mercoledì verso sera mi ero fermato al bar President di via Zanellato e avevo parcheggiato l’auto davanti alle Poste, come da sempre fanno tutti», racconta il 64enne. «Sono stato un poco al bar con gli amici e, quando sono uscito, con la pioggia che batteva sulla mia Punto, ho visto un foglietto bianco sul parabrezza. Mi sono guardato attorno e ho notato che la mia auto era l’unica ad averlo. Era una multa per divieto di sosta, dell’ammontare di 29 euro e 40 centesimi».
In quel momento, all’uomo monta dentro la rabbia: «Mi sono sentito discriminato. Avevano dato la sanzione solo a me. La nottata l’ho trascorsa arrabbiato, non tanto per l’importo, ma per il gesto, dato che tutti ogni giorno parcheggiano lì».
Giovedì mattina, Antonio decide di smaltire l’irritazione con una passeggiata nei boschi di Galzignano Terme: «Vado spesso a funghi e a erbe, mi fa star bene camminare nel bosco. Dopo un po’ che procedevo nella zona di via Cingolina, mi sono imbattuto nei resti della carcassa di un cinghiale».
Il 64enne spiega che l’animale era quasi sicuramente una vittima del bracconaggio, dato che sempre più spesso i cacciatori non autorizzati uccidono i cinghiali e, dopo aver tolto le interiora, tagliano la testa e le zampe e si impadroniscono solo della carne.
«Ho visto il cranio e, non so ancora perché, ho deciso di metterlo in una borsa assieme alle zampe e portarlo a casa», continua Antonio. «Il pensiero della multa e della discriminazione continuava a ronzarmi in testa come un chiodo fisso. Ho provato a dormirci su, ma alle 5 del mattino, l’orario in cui mi sveglio, ho deciso di indossare una giacca con il cappuccio e mi sono diretto con la mia auto verso il Comune».
L’uomo spiega di non sapere che ci fossero delle telecamere vicino al cinema Corallo, il luogo dove ha parcheggiato: «Ho preso il sacchetto con dentro i resti del cinghiale e l’ho piazzato in municipio. Il mio voleva solo essere un gesto di protesta, quasi uno scherzo. Non avrei mai pensato che accadesse tutto questo».
Le parole di Antonio sono rotte dal dispiacere: «Sabato sera mi sono venuti a prendere in borghese al bar President e, dopo aver perquisito casa mia, mi hanno portato in caserma. Ho raccontato tutto ai carabinieri, che sono stati molto gentili con me. Solo in quel momento ho capito che il mio scherzo si era trasformato in qualcosa di veramente grosso», continua il denunciato.
«La legge va rispettata, non avrei mai dovuto agire in questo modo. Mi sento terribilmente in colpa verso i cittadini, l’amministrazione, la mia famiglia, i carabinieri, a cui ho sottratto tempo prezioso».
La preoccupazione di Antonio non è per quello che gli potrebbe accadere con la denuncia, ma per il desiderio di chiedere scusa: «Vorrei porgere di persona le mie scuse alla sindaca e a tutte le persone che ho fatto preoccupare. Non sono un criminale, ma una persona semplice che si è lasciata prendere da un momento di sconforto. Ho avuto un attimo di sbandamento, non mi era mai accaduto. Non volevo fare del male a nessuno. Pensavo che tutto finisse in una goliardata. Ho pagato oggi (il 28 gennaio, ndr) la multa e ora voglio mettermi a disposizione per riparare a quanto ho fatto. Sono pronto a fare lavori socialmente utili e a tutto ciò che sarà necessario per cercare di porre rimedio al mio gesto. Chiedo con tutto il cuore scusa a tutti, perdonatemi se potete», conclude Antonio, mentre con una mano si nasconde gli occhi.
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