Cinghiali, maxi razzia di uva bio sui Colli. «Hanno divorato 105 quintali»
Enrico Selmin di Valle San Giorgio: «Mi hanno spogliato ben 5 ettari produttivi. Ho investito tutto su questo lavoro e ora resterò con la cantina vuota»
BAONE. Sono assettati e affamati e non temono le recinzioni: i cinghiali mangiano 105 quintali di uva. È accaduto nei vigneti dell’azienda agricola biologica ValleBio di Valle San Giorgio gestita dal 29enne Enrico Selmin. Per il titolare ogni risveglio assomiglia a un incubo: «La mattina controllo i danni nei vigneti, gli ungulati si sono mangiati tutta l’uva pronta per la vendemmia, non riuscirò a produrre nemmeno un litro di vino».
Cinghiali e danni
Gli ospiti “scomodi” dei Colli Euganei, provati dalla mancanza di acqua e di cibo, continuano a mettere in ginocchio gli agricoltori e in questo caso si tratta di un giovane che ha investito il suo futuro nell’azienda biologica: «Quest’anno sono riuscito con molti sforzi a costruire la mia prima cantina», racconta Enrico.
«Da 2 ettari di coltivazione sono passato a coltivare a vite 8 ettari. Un grande sforzo che ero certo sarebbe stato ripagato dalla vendemmia, ma quando è arrivato il momento di raccogliere l’uva, nelle vigne non era più presente nemmeno un grappolo».
Una grande amarezza nel vedere l’uva zuccherina e succosa pronta per trasformarsi in vino diventare il pasto notturno dei cinghiali: «I 5 ettari produttivi sono stati mangiati completamente. La cantina resterà quindi chiusa e inutilizzata perché non ho nemmeno un grappolo per fare vino», continua il titolare.
Protezioni inutili
Uve merlot, chardonnay, moscato fior d’arancio, carmenere, l’uva tipica colligiana: tutte sono finite nello stomaco degli ungulati nonostante la recinzione: «Avevo messo il recinto elettrificato, operazione per altro non semplice data la grandezza dei vigneti. Alcune parti del recinto sono state divelte dagli animali più grandi, a cui si è sommato un altro problema», rileva Selmin.
«Se il terreno è secco, come in tutti questi mesi di siccità, l’elettricità non può scaricare a terra e quindi non funziona. Mi è stato detto che avrei dovuto bagnare i paletti di legno, ma come posso farlo tutti i giorni per 8 ettari? Oltre al dispendio di acqua, ci metterei troppo tempo e con questo caldo l’acqua evapora subito e sono punto e a capo» continua amareggiato.
Ristori
«Il Parco Colli ha fatto una perizia per la conta dei danni» continua Selmin «ma i ristori arriveranno l’anno prossimo; io però dovevo produrre il vino ora. Non mi interessano i rimborsi, io volevo una cantina piena e la soddisfazione di assaggiare i miei prodotti».
Al viticoltore restano solo 20 quintali di uva invece che i 250-300 previsti: «Cosa posso fare adesso? Non ho la certezza di avere un contributo sulle perdite, dato che a seconda dei fondi disponibili, possono decidere di pagarti meno rispetto alla perdita effettiva».
«Una vendemmia persa significa non avere il vino che avrei venduto tra due anni. Recintare completamente il vigneto ha un costo elevato e sto pensando se continuare a fare questo lavoro. Mi resta solo una grande amarezza e una cantina vuota».
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