Città murate, la Provincia chiude l’anello

A sei anni dal progetto preliminare stanziati 700 mila euro per il tratto ciclabile di 25 chilometri fra Este a Montagnana

MONTAGNANA. A distanza di sei anni dal progetto preliminare, dopo 700 mila euro di spesa finiti anche sotto la lente della Corte dei Conti, la Provincia ha approvato il progetto definitivo per “chiudere” l’anello delle città murate. Con il decreto firmato il 13 marzo dal presidente della Provincia, Enoch Soranzo, è stato approvato il progetto definitivo del tratto che collega Este e Montagnana. Si tratta dell’unico lotto non ancora realizzato.

L’anello. Sessantaquattro chilometri da Este a Montagnana, passando per undici Comuni della Bassa padovana. È questo il disegno generale dell’anello delle città murate, opera approvata nel gennaio 2012 dalla Provincia di Padova e finanziata in larga parte con fondi del Gal, a loro volta attinti in particolare dal patrimonio di stanziamenti europei.

Il percorso attraversa Este, Montagnana, Ospedaletto Euganeo, Saletto, Urbana, Merlara, Piacenza d’Adige, Megliadino San Vitale, Vighizzolo d’Este e Carceri, oltre alla veronese Bevilacqua. L’anello sfrutta in particolare gli argini dei corsi locali e, ipoteticamente, dovrebbe essere percorribile in quattro ore.

Incompleto. Il progetto del 2012 prevedeva tre interventi: un lotto da Este a Montagnana, uno tra Urbana a Merlara e uno da Merlara a Este passando per Piacenza d’Adige e Vighizzolo. Secondo e terzo lotto sono stati terminati nel marzo 2015, mentre il primo tratto risulta esclusivamente sulla carta. Il tratto di anello già realizzato ha tuttavia meritato la sonora bocciatura di cicloturisti e ambientalisti, in particolare per la segnaletica poco chiara (installata lungo tutti i 64 chilometri, persino nel primo tratto che non è ancora stato realizzato) e spesso ingannevole, ma soprattutto per alcuni tratti impraticabili a causa della scarsa se non nulla manutenzione.

Nei blog dedicati al turismo su due ruote le recensioni negative non si contano. Non solo: un esposto firmato l’anno scorso da Legambiente, Italia Nostra e Lasciateci Respirare ha attivato una serie di accertamenti da parte della Corte dei Conti, determinata a far emergere eventuali somme pubbliche spese inopportunamente. La Provincia, titolare dell’opera, aveva in parte confermato le critiche ricevute, scaricando però le responsabilità: «Questo fondo non è adatto e altrettanto sicuramente se fossimo stati ascoltati in sede di conferenza di servizi oggi avremmo l’asfalto e non i problemi esistenti. Come Provincia ci atteniamo alle prescrizioni degli enti superiori. L’anello delle città murate non è una pista ciclabile, bensì un itinerario rurale. Questo comporta che il fondo è stato voluto e autorizzato dalla Sovrintendenza e dal Genio civile, e che la manutenzione spetta ai Comuni coinvolti e non alla Provincia».

Il progetto. Il progetto definitivo del primo tratto dell’anello delle città murate riguarda venticinque chilometri, che sfruttano in particolare percorsi esistenti e argini di Frassine e Fratta. La progettazione è dell’ingegner Giuseppe Morosinotto. Copia del progetto definitivo è stata depositata nel giugno 2017; nel novembre scorso il progetto è stato sottoposto all’esame di una prima Conferenza dei servizi, che ha prodotto alcune modifiche approntate nel mese successivo. Il 27 febbraio si è quindi tenuta la Conferenza dei servizi decisoria, a cui è seguita l’approvazione dell’amministrazione provinciale, firmata da Soranzo. L’intervento in questione prevede una spesa di 700 mila euro, tanto quanto la somma spesa per gli altri due lotti già realizzati.

Dubbi. Ambientalisti e associazioni attendono ora di poter consultare il progetto definitivo, soprattutto perché quello preliminare aveva evidenziato molti aspetti negativi che – confidano i diretti interessati – si spera siano stati corretti nel documento definitivo. «Penso in particolare all’entrata e all’uscita da Montagnana» spiega Gianni Sandon, memoria storica e critica dell’ambientalismo euganeo, nonché esperto cicloturista «Dove dal Frassine si stacca il Fiumicello, ad esempio, c’è un parco di straordinaria valenza naturalistica, già dotato di una pista ciclabile e dove peraltro sono stati dirottati dei finanziamenti regionali nelle scorse settimane. Ebbene, il progetto dell’anello non prevede il passaggio attraverso questa preziosa area verde, ma anzi dispone la realizzazione di un tracciato alternativo in periferia».

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