Cittadella della Stanga, incubo abbandono

Numerosi uffici sono rimasti vuoti. Ma Cetera, il “papà” del centro direzionale, lo difende: «Le zone deserte sono altre»
Di Enrico Ferro

Nel 1999 l’arrivo di Omnitel consentì alla città di Padova di fregiarsi del titolo di “capitale delle telecomunicazioni” e alla Cittadella della Stanga di sancire in modo netto la sua natura di nuovo centro direzionale. Sono trascorsi 17 anni, nel frattempo Omnitel è diventata Vodafone. E c’è ancora. Lì intorno però la musica è leggermente cambiata. Le targhe stanno scomparendo in modo preoccupante dalle torri e, avanti di questo passo, rischia di essere ribattezzata “Cittadella fantasma”. Tutto questo nonostante si trovi nel cuore della cosiddetta Smart city, l’area votata al futuro e al digitale pensata per il quadrante compreso tra Fiera e stazione.

È l’intervento edilizio più importante della città, sviluppato su un’area di 80 mila metri quadrati (pari a 250 mila metri cubi) con un valore immobiliare di oltre 250 milioni di euro. Il progetto ha mosso i primi passi a cavallo degli anni ‘80 e ’90, grazie al finanziamento messo a disposizione da un gruppo di banche con capofila l’ex Antonveneta, oggi Mps. I lavori iniziali furono appaltati prima all’impresa Elettrobeton, guidata da Paolo Padova e, successivamente, a Sicea di proprietà dell’imprenditore Leonardo Antonio Cetera, già presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori).

La torre numero 2, ancora oggi di proprietà della società immobiliare guidata da Giuliano Tabacchi, è rimasta orfana proprio della Vodafone che si è trasferita nel nuovo edificio di 45 mila metri cubi che si affaccia su via Grassi e via Maroncelli. Lì ora c’è una filiale Unicredit, il Commissariato Stanga ma molti altri uffici hanno cambiato sede. Anche la pizzeria per asporto ha chiuso i battenti. Aria di crisi anche nell’edificio semicircolare che dà su via Venezia e sul fagiolo della Stanga. C’è l’Upa, Findomestic, Ibm, Confindustria e Assindustria. Fòrema, centro di formazione, ha spostato gran parte degli uffici nel “Cubo Rosso” di viale dell’Industria. E così tanti altri, come si può desumere dalle targhe issate agli ingressi. Due dei quattro ingressi non hanno più nessuna targa perché lì dentro non c’è più nessuno.

Restano l’Ascom, la Provincia, un ufficio distaccato della Prefettura, EstEnergy, Mediolanum e Poste italiane. È diminuita notevolmente la presenza di studi professionali e sedi di aziende.

Tra piazza Bardella, piazza Zanellato e piazza Da Porto ci sono anche due bar e una tavola calda. Sono locali che servono principalmente i lavoratori della zona durante gli intervalli mattutini e la pausa pranzo.

«Vodafone ha lasciato la torre 2, di conseguenza è rimasto molto spazio da riempire» conferma Leonardo Cetera. «Poi c’è la parte ancora al grezzo di proprietà della Camera di Commercio. Tuttavia, credo che la Cittadella della Stanga abbia ancora una buona tenuta. Ci sono tante altre aree di Padova che si stanno progressivamente svuotando, questa al momento tiene».

Il trasferimento della sede interregionale per il nordest di Vodafone è stato deciso dai vertici nazionali di Milano per ragioni di ottimizzazione degli spazi in cui andranno a lavorare i 600 lavoratori dei settori vendite-direzionale e i colleghi del call center.

Anche Fernando Zilio, presidente della Camera di Commercio, difende la Cittadella e crede nelle sue potenzialità anche future: «Credo che con gli uffici presenti si confermi il centro direzionale così come era stato pensato in principio».

e.ferro@mattinopadova.it

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