Cittadinanza italiana, troppe richieste: Padova mette la tassa di 600 euro

Le ricerche vengono svolte dall’Anagrafe del Comune con aggravio di lavoro. Su oltre 2 mila domande, finora solo 63 sono andate a buon fine

Luca Preziusi
L'ufficio Anagrafe in Piazza dei Signori a Padova
L'ufficio Anagrafe in Piazza dei Signori a Padova

Ufficio Anagrafe di Padova ingolfato dalle domande di stranieri, per lo più sudamericani, che chiedono la cittadinanza italiana in virtù dello ius sanguinis, ovvero la discendenza da cittadini italiani.

Ma ora l’amministrazione ha introdotto il pagamento di un contributo fino a 600 euro per mandare avanti la pratica. Una spesa che potrebbe far desistere qualcuno, ma che servirà comunque a coprire il lavoro extra richiesto all’ufficio per ricerche spesso lunghissime.

Le richieste

Sono oltre 2 mila le richieste arrivate negli ultimi tre anni all’anagrafe comunale per il riconoscimento della cittadinanza italiana.

Sono partite soprattutto da Brasile e Argentina, ma anche dal Venezuela. Si tratta dei Paesi dove nei secoli sono arrivati più immigrati italiani, lasciando ora ai discendenti la possibilità di acquisire un passaporto ritenuto più forte.

Un’occasione ghiotta per chi ha un avo, al punto che lo scorso novembre è finita addirittura tra le offerte delle agenzie nel periodo del Black Friday.

Ma per i dipendenti comunali la pratica comporta un lavoro complesso, spulciando negli archivi storici, svolgendo ricerche genealogiche a ritroso fino al 1871, anno di Roma capitale.

Iure sanguinis

Una corsa allo iure sanguinis per dimostrare di avere un parente e quindi una discendenza italiana che fa gola soprattutto ai sudamericani, i quali non possono muoversi agilmente come gli europei e che con un passaporto italiano avrebbero una chiave per volare ovunque.

E le politiche nei loro confronti del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbero anche esasperare la situazione, contribuendo ad affollare ulteriormente gli uffici.

Fino a un anno fa queste pratiche erano gratuite, poi è stata introdotta una tassa da 50 a 300 euro per avviare le ricerche.

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Oggi, grazie alla manovra di bilancio del governo Meloni, i Comuni possono assoggettare le domande di riconoscimento della cittadinanza al pagamento di un contributo fino a 600 euro.

E la giunta Giordani ha approfittato della norma, aggiungendo un costo – oltre a quello per le ricerche – legato al conferimento: «Siamo stati travolti dalle richieste» conferma l’assessora all’Anagrafe Francesca Benciolini, «ma spesso la documentazione è scritta ancora a mano, le domande non sono precise e quindi bisogna ricercare su più anni, pagina per pagina. L’ulteriore contributo che chiederemo non è per far desistere dalle richieste, anche se poi il fenomeno avviene automaticamente, ma per pagare il lavoro che viene svolto. In più, parliamo di persone che non vivono in Italia, spesso non ci sono neanche mai venute, mentre chi vive qui da una vita non può ottenere la cittadinanza».

Le ricerche

La competenza in materia per il riconoscimento dello ius sanguinis spettava una volta al Tribunale di Roma, poi dirottata ai Comuni. Ecco perché Palazzo Moroni ora è preso d’assalto, anche se i costi aggiunti già nel 2024 hanno fatto scendere il numero delle pratiche rispetto ai due precedenti. A richiedere la cittadinanza sono intere famiglie, fino a un massimo di 15 persone, ma finora, in 5 anni, solo 63 sono andate a buon fine. 

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