Cittadinanza negata per una “n” capita male cent’anni fa in Brasile

VIGONZA. Galeotta fu la gambetta in più che uscì dal pennino dell’impiegato dell’anagrafe brasiliana, trasformando il cognome Manfrin in Manfrim su un atto di matrimonio fra due emigranti vigontini in Brasile: Manfrin Angelo e Maria Cavasana. A causa di quell’errore materiale a Jane Manfrin Pinheiro, la discendente della famiglia Manfrin di Codiverno, è stata negata la residenza a Vigonza, paese dove il trisnonno Angelo nacque.
«Mi hanno detto che il documento che comprova la mia discendenza da un nativo di Vigonza e mi darebbe la possibilità di diventare cittadina italiana riporta un cognome diverso e non possono concedermi neppure la residenza» dichiara Jane, alla quale sta evidentemente stretto, a lei che si sente anche italiana, il semplice permesso di soggiorno che si rilascia a stranieri «Ma per rifarlo con il cognome scritto giusto dovrei tornare in Brasile e aspettare chissà quanto tempo. Non posso credere che la burocrazia sia così spietata anche di fronte a un evidente errore dovuto alla pronuncia di un emigrato veneto e alla mancata comprensione di un impiegato brasiliano avvenuto cent’anni fa».
Jane Manfrin era riuscita ad ottenere un documento attestante che l’avo è effettivamente originario di Vigonza: a fornirlo era stato don Fernando Fiscon, parroco di Codiverno che, cercando fra gli antichi registri, a settembre ha scovato che nella chiesa della Santissima Trinità, nell’800, risulta battezzato Angelo Manfrin, trisavolo di Jane. Il prezioso documento religioso non è stato però ritenuto sufficiente dal Comune di Vigonza, perché si scontrava con quel benedetto certificato di matrimonio rilasciato dal “Registro Civil das pessoas naturais” nel luglio 2017. Un documento ricavato dall’atto di matrimonio originale tra “Manfrim” Angelo e Maria Cavasana. Ché, a ben vedere, pure quest’ultimo cognome pare travisato, visto che richiama il veneto “Cavazzana”. Ma tant’è, a distanza di un secolo nulla si può contestare.
Jane ha però chiaro in testa l’albero genealogico della sua famiglia, come le hanno tramandato genitori e nonni. «Al trisnonno Angelo morì la prima moglie e si risposò con Maria. La coppia ebbe il figlio Lorenzo Manfrin, che a sua volta ebbe Esdras Manfrin, mio nonno e papà di mia madre Irene Manfrin» afferma Jane. L’errore non ha peraltro impedito agli uffici preposti di Padova di rilasciarle il codice fiscale. E all’ufficio anagrafe di Cerveteri, che si è dimostrato meno fiscale riconoscendo quindi il legame di sangue, di rilasciarle la residenza presso conoscenti e pure la carta di identità. Il Comune laziale, a questo punto, sta procedendo con le pratiche per la cittadinanza italiana tanto agognata da Jane.
«Sono venuta in Italia perché la situazione laggiù non è mica tanto rosea» spiega la donna, che ha portato con se la sua bambina. Ora aspira ad un’occupazione come infermiera o come pilota aeronautico, professioni per le quali ha conseguito diploma e brevetto in Brasile. Ma per poter lavorare servono i documenti. «Non so se il mio futuro sarà in Italia, paese che amo. Vedo che anche qui ci sono problemi di lavoro» conclude «sto valutando delle proposte giunte dall’Inghilterra, dove mi offrono un posto da pilota».
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