Classi con il 60% di stranieri, prime da rifare

La materna di Piovega cambia istituto comprensivo e impone una ridistribuzione delle iscrizioni alla scuola primaria

PIOVE DI SACCO. Piccola rivoluzione negli Istituti comprensivi piovesi: la giunta comunale di Piove ha deliberato il passaggio della scuola materna di Piovega dall’istituto 1 al 2 e presto sarà necessario intervenire per riequilibrare la composizione delle prime classi, per evitare che in alcune di queste venga superata la soglia, stabilita per legge, del 30% di alunni stranieri. Scopo dell’intervento, che l’Amministrazione condurrà nell’ambito del tavolo di lavoro che mette insieme assessorato all’Istruzione, dirigenti scolastici e consigli di istituto, è di evitare il crearsi di scuole e classi ghetto, dove ci sia una elevata presenza di alunni non italofoni.

«Il passaggio della materna di Piovega dall’Istituto 1 al 2» spiega il vicesindaco e assessore all’Istruzione Lucia Pizzo, «risponde ad esigenze di razionalità e logistica, trovandosi il plesso vicino alle scuole di Sant’Anna che rientrano nell’Istituto 2 e dove i bimbi potranno trovare continuità del percorso didattico».

La delibera comunale, inviata in Regione per la ratifica, riequilibra solo in parte la dimensione dei due Istituti. L’1, che raccoglie la materna Umberto I e Tognana, le primarie Umberto I, Arzerello e Corte e le medie Regina Margherita, conta complessivamente 1013 alunni. Il 2, che riunisce le materne di Sant’Anna e Piovega, le primarie Dante Alighieri, Boschetti Alberti e Pontelongo e le medie Davila e Pontelongo, arriva a 947 alunni.

«Non è escluso che in futuro possano esserci altri interventi sulla composizione degli Istituti» annuncia Pizzo, «sicuramente, come già anticipato al tavolo di lavoro convocato nei giorni scorsi, sarà necessario rivedere la composizione di alcune classi. Dalle nuove iscrizioni, concluse alla fine di febbraio, infatti, emergono dati che contrastano con le direttive del Ministero della Pubblica istruzione e che la giunta comunale ha fatto proprie con un atto di indirizzo inviato agli Istituti stessi: ci sono classi con il sessanta per cento di bimbi non italofoni. Lo scopo è quello di garantire una scuola di qualità a tutti, non devono esserci scuole di serie A scuole di serie B. È evidente che la presenza di alunni che non parlano italiano comporta la necessità di percorsi didattici mirati con un maggiore impegno anche per gli insegnanti, per questo è opportuno che vi sia una equa distribuzione. Senza sottovalutare l’importanza di facilitare in questo modo anche i percorsi di integrazione fra bambini. Il tavolo di lavoro» conclude Pizzo, «seguirà passo per passo tutte le azioni che andranno in questo senso, in un’ottica di condivisione».

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