Estirpate due rare orchidee spontanee cresciute sui Colli Euganei

La preziosa essenza botanica tra Baone e Arquà Petrarca era monitorata dagli esperti: «Atto di stupidità umana, Non possono vivere nei vasi di casa

Giada Zandonà
Una delle orchidee spontanee estirpate tra Baone e Arquà Petrarca
Una delle orchidee spontanee estirpate tra Baone e Arquà Petrarca

 

Hanno estirpato dal loro luogo di crescita due rare orchidee spontanee. Con un colpo di mano hanno lasciato due buchi vuoti, cancellando in un attimo un piccolo capolavoro della natura, nato per caso e con fatica dal soffio del vento.

Tra il pomeriggio di sabato e domenica scorsa, una o più persone hanno estirpato e portato via le prime due Barlie fiorite sui vegri di Pajone, località protetta tra Baone e Arquà Petrarca.

La denuncia arriva dal gruppo Facebook “Su pa i monti”, che alcuni giorni fa ha fatto l’amara scoperta: «La stupidità umana ha distrutto una rarissima orchidea spontanea. Un atto inqualificabile e barbaro, che mutila una delle rarissime stazioni di Himantoglossum robertianum presenti sui Colli Euganei», spiega il portavoce, che non credeva ai suoi occhi quando si è trovato davanti i due buchi nel terreno.

La preziosa essenza botanica, che vive soprattutto lungo le coste del Tirreno, era arrivata qui alcuni anni fa e da allora era stata monitorata costantemente da esperti botanici, attirando l’attenzione di numerosi appassionati, che arrivavano da tutta Italia per ammirarla.

Che non si trattasse della predazione da parte dei cinghiali, ghiotti dei rizomi delle orchidee, è apparso chiaro sin da subito, dato che le altre piante non ancora fiorite erano al loro posto e, soprattutto, non risultavano tracce di grufolamento nel terreno.

Gastone Cusin, naturalista ed esperto di orchidee, da anni si prende cura delle Barlie presenti nella stazione: «Quando mi sono accorto della loro presenza, ho protetto alcuni esemplari con una piccola recinzione a terra e sono andato a portare loro l’acqua con la tanica nei periodi più siccitosi».

Contina Cusin: «Le persone non sanno quello che fanno, dato che queste specie non possono certo vivere nei giardini o in vaso, perché per sopravvivere hanno bisogno di vivere in simbiosi con alcuni funghi che si trovano solo in questo particolare tipo di terreno.

E non possono nemmeno stare in un vaso d’acqua: se recise, sfioriscono dopo pochi minuti. Già i cinghiali stanno facendo strage di queste preziose presenze, se ora si aggiunge anche la mano dell’uomo, siamo certi che tra qualche anno non potremo più ammirare la loro splendida fioritura primaverile».

Tra le altre amare scoperte fatte dal gruppo “Su pa i monti” c’è stata quella dell’aratura di un tratto di vegro accanto alla stazione di orchidee, in cui cresceva la rara e protetta Adonide annua: «Si tratta di una fiore presente nella lista rossa delle specie in pericolo critico.

Sino all’anno scorso il campo era lasciato a crescita spontanea, invece ora c’è stata un’operazione di movimentazione che ha cancellato la stazione di crescita di una specie in via di estinzione. Imploro le persone di prendere a cuore il destino di questi poveri Colli Euganei, meravigliosi e sempre più martoriati dall’inciviltà», conclude il portavoce.

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