Coltivazioni “intensive” tra la Bassa e il Piovese

CODEVIGO. Cinesi e marijuana: un binomio tutt’altro che casuale. Quello di Codevigo è infatti solo l’ultimo dei capitoli di un florido business sul quale la criminalità cinese sta investendo molto...

CODEVIGO. Cinesi e marijuana: un binomio tutt’altro che casuale. Quello di Codevigo è infatti solo l’ultimo dei capitoli di un florido business sul quale la criminalità cinese sta investendo molto negli ultimi anni, facendo della Bassa padovana, insieme a Trevigiano, una delle sue roccaforti. Le caratteristiche sono ormai consolidate: enormi piantagioni indoor, con serre allestite all’interno di casolari dismessi e capannoni in disuso. Gli investigatori stanno da tempo cercando di capire a chi è destinata la droga. Non un fenomeno locale ma una produzione destinata ai mercati del Nord Europa, con la marijuana che viene generalmente confezionata sottovuoto e nascosta negli imballaggi dei capi d’abbigliamento. Nella Bassa il primo ingente ritrovamento da parte dei carabinieri è stato fatto un anno fa a Montagnana. Un casolare immerso nei campi di Borgo Frassine nascondeva la coltivazione di oltre 1.600 piante. Qualche settimana dopo, sempre legati alla malavita organizzata cinese, ci sono stati sequestri in alcuni capannoni a Bagnoli, Agna, Piove di Sacco e ancora Codevigo. A Pontelongo l’ubicazione scelta è stata invece una casa di via Indipendenza, a pochi passi dal centro del paese. A fine maggio a Monselice, in fabbricato dislocato in una stradina di campagna a Ca’ Oddo, sono state trovate 298 piante in germoglio, 470 steli, 634 vasi, chili di foglie già essiccate. (al.ce.)

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