Commozione e lacrime per l’addio al dottor “Fischio”

Tutto l’amore del dottor Fischio. Un migliaio di persone ieri mattina ha dato l’addio nella chiesa di Santa Rita a Daniele Fischetto, 40 anni, medico del reparto di otorinolaringoiatria nell’ospedale di Cittadella, morto mercoledì sera a causa delle gravi ferite riportate poche ore prima in un incidente lungo la Valsugana, all’altezza di Facca.
Daniele Fischetto era in sella alla sua moto quando un’auto gli ha tagliato la strada e così don Romeo ha iniziato la sua riflessione dicendo: «Noi motociclisti conosciamo la solitudine del viaggio e la necessità della compagnia, l’io e l’amore». E poi, partendo dal vangelo di Marco, Gesù che seda la tempesta, e dalla passione per il mare di Daniele: «La tempesta è il dolore che attraversiamo, ma il dolore non va evitato. Non possiamo controllare la tempesta perché non possediamo il timone della nostra vita, ma dobbiamo avere la forza di continuare a respirare». Don Romeo vedeva ogni domenica alle 11 quel giovane padre «che sorrideva con una simpatia che non sembrava neanche un medico. Io sono un usufruttuario dell’amicizia, lo siamo in tanti, Daniele no, lui era un produttore di amicizia, un produttore d’amore, creava le occasioni, sapeva che se vuoi amore ti devi dare da fare. Ringraziamo di tutto quello che ha fatto, ciò che ha fatto rimarrà per sempre». Una tragedia infinita, il dolore peggiore, e il bisogno di fede, quella che si accende quando vorresti rinunciare: «Una delle prime cose che ci tenne a dire a Francesca, quando iniziò la loro storia, era “io sono credente”».
Daniele lascia la moglie, Francesca Massignan, e due figli piccoli, Giovanni di 3 anni e Anita di 5. Un’amica ha letto l’ultima lettera d’amore di Francesca, che Daniele aveva conquistato con le sue attenzioni e inginocchiandosi con un anello in piazza San Pietro: «La nostra nuova casa sarà sempre aperta per i familiari e amici, noi ci saremo sempre ad accogliervi. Mandatemi ricordi, foto, pensieri su Daniele: voglio che i miei figli scoprano il padre che avevano».
Il suo primario, Riccardo Artico, gli si è rivolto con tenerezza, senza trattenere le lacrime: «Dani, arrivavi con la tua camminata da bullo, chiavi e portafoglio in mano. Nei momenti di difficoltà mi dicevi “cosa vuoi che sia, ce la faremo”; eri il collante della nostra famiglia, visitavi con la musica rock e i pazienti oncologici volevano te perché oltre alla professionalità, davi speranza e fiducia». La sua squadra di infermieri: «Continueremo a sentire per sempre un fischio, il tuo, ora il tuo mare è l’azzurro del cielo». Un lungo applauso ha accolto l’uscita della bara, fiori rossi e bianchi, e poi la fatica di staccarsi. Le cornee di Daniele continuano a vivere, il suo corpo è stato cremato.
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