Compra in posto in clinica. Il pm: «Ha vinto il denaro, non il merito»
PADOVA. «L’unica cosa certa in questo concorso è che non è stato premiato il merito». Parole durissime quelle del pubblico ministero padovano Sergio Dini che ha chiesto la condanna a 2 anni e 2 mesi per il professor Pier Camillo Parodi, 56 anni, docente universitario, direttore della clinica di Chirurgia plastica ricostruttiva dell'Azienda ospedaliera universitaria "Santa Maria della Misericordia” di Udine nonché della Scuola di specializzazione in Chirurgia plastica (di cui è capofila l’ateneo di Padova) e a un anno, 4 mesi (con la sospensione condizionale della pena) per la dottoressa triestina Daria Almesberger, 33 anni, all’epoca dei fatti ammessa nella scuola di specializzazione in Chirurgia plastica. Entrambi sono accusati di concorso in abuso d'ufficio mentre solo il cattedratico anche di falso.
L’indagine nasce da un troncone della più ampia inchiesta avviata dalla procura di Firenze su una gestione personalistica degli accessi alle scuole di specializzazione. L’incontro tra il professor Parodi e Almesberger era stato filmato in un bar di Udine dalle Fiamme Gialle: il docente avrebbe consegnato all’aspirante specializzanda 19 tracce che, 4 giorni dopo, sarebbero state al centro dell’esame per accedere alla specialità in occasione dell’anno accademico 2011-2012. Anno in cui Parodi risultava membro della commissione giudicatrice che si riuniva a Padova. Sempre secondo l’accusa, forte di una legge che consente di aumentare il numero degli specializzandi grazie a fondi erogati da fondazioni o soggetti privati come imprese, Almesberger avrebbe garantito il finanziamento del posto in più che intendeva conquistare con i soldi versati dall'azienda di apparecchiature laser Sercotec srl, di cui il papà era amministratore e socio. In pratica si sarebbe comprata il posto. «Sono stati violati i principi di buon andamento e di imparzialità della Pubblica amministrazione» ha insistito il pm Dini, rammentando come tra il 6 e il 14 giugno 2011, nei giorni in cui si svolgeva il concorso, tra il professor Parodi e solo la studentessa-imputata ci sarebbero stati ben 11 contatti telefonici. Un rapporto tra i due definito dal pm «esclusivo».
In più – ha ancora sostenuto il pm nella requisitoria – Parodi non sarebbe stato a Padova il 7 giugno 2011, giorno in cui fu verbalizzato un incontro tra i commissari nonostante in calce al documento risultasse la sua firma: «Era tra Udine e Pordenone dove aveva le proprie attività professionali» ha concluso il pm, spiegando che il docente preferiva «le proprie attività professionali più lucrose che non il ruolo di commissario anche perché sapeva già come sarebbe andato a finire il concorso per la sua protetta». E ancora: «È prevalso il principio “vinca chi ha i soldi”». La parola passa al tribunale (presidente il giudice Nicoletta De Nardus): prevista la sentenza il prossimo 26 gennaio. (cri.gen.)
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