Comunità Oasi, permessi revocati
Revocati tutti i permessi per i detenuti che lavoravano nella comunità l’Oasi dei padri Mercedari a Chiesanuova in via Righi. Provvedimento prevedibile almeno finché non sarà risolto l’omicidio di Antonio Floris, il detenuto 61enne ucciso a bastonate in testa nella struttur, dove si recava ogni giorno a lavorare per la cooperativa Mercede. Un omicidio, ancora senza colpevole e senza movente, avvenuto la sera del 6 novembre mentre il 61enne di origine sarda stava andando a prendere la bicicletta, dopo la cena in comunità, per rientrare al Due Palazzi. Le indagini proseguono e dopo aver battuto la cerchia delle frequentazioni della casa dei padri Mercedari, gli investigatori della Squadra Mobile si sono trasferiti in Sardegna, in particolare a Desulo, Comune in provincia di Nuoro, neanche 2500 abitanti di cui circa mille hanno partecipato al funerale per attestare la vicinanza alla famiglia. E proprio lì hanno trascorso un paio di giorni gli inquirenti con il capo Giorgio Di Munno per scavare nel passato di Floris. E per capire se proprio nel suo passato abbia origine la rabbia assassina. Venerdì scorso, invece, il pubblico ministero Daniela Randolo, che coordina l’inchiesta, ha svolto un nuovo sopralluogo nella comnunità di Chiesanuova con la Polizia scientifica. Intanto non tornerà più nella struttura l’ex detenuto siciliano che qualche mese fa aveva rubato dei soldi a Floris, poi era sparito per due giorni dopo l’omicidio e, al suo ritorno, era stato allontanato per paura di ritorsioni da parte degli altri detenuti. Tra i sospettati, era stato interrogato diverse volte insieme alla compagna: ora ha dato le dimissioni dalla cooperativa per cui lavorava pure Floris. Dopo l’omicidio di Antonio, l’isolamento che già si era creato attorno a lui ai tempi dei due furti sarebbe diventato ora ancor più insopportabile.
Alice Ferretti
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