Con l'alga dei miracoli la farina per i bambini e prodotti per la cosmesi

PADOVA.
Sono cacciatori di entità microscopiche, minutissima flora d'acqua di un verde smagliante. Sono armati di microscopio. Si conoscono 100 mila, forse di più, ceppi di microalghe. Sono bellissime, ognuna ha un suo disegno, segnano l'identità di un territorio, sono una sorta di Dna delle rogge, dei canali, dell'acqua limpida che scorre. Il laboratorio di Matteo Villa è al numero 5 di via Seminario, cancello in ferro battuto, una bomboniera di verzura. L'edificio, lungo e basso, di color rosso, ospita un ambiente da star trek: i fotobioreattori si lanciano dal pavimento al soffitto, sono colonne trasparenti, contengono il brodo di coltura delle microalghe dove questi organismi si nutrono, crescono e si sviluppano, alimentati dalla luce attraverso il processo di fotosintesi. In questi affascinanti contenitori le microalghe vengono depurate, analizzate in tutte le caratteristiche organolettiche, se ne controlla il tasso di acidità. In particolare l'alga spirulina, con le sue volute che si attorcigliano in spirali, è la manna del ventunesimo secolo, le proteine vegetali che contiene possono salvare dalla fame e dalle malattie. Ma chi è Matteo Villa? Giovane manager, 33 anni, brianzolo, ha la cordiale, fattiva, vivacità dei «lumbard», è l'inventore di una straordinaria iniziativa imprenditoriale, di grande potenza innovativa. Si incardina in due società: la Microlife di Padova e la Microlabs di Trento che nasce dall'accordo con l'Istituto Agrario San Michele all'Adige. Sono società a rete, godono dell'appoggio scientifico e finanziario di due atenei, l'Università di Napoli Federico II e quella di Trento. «Cervelli sparsi per il pianeta - dice Villa - qui sta la nostra forza. L'iniziativa ha avuto momenti di notorietà molto gratificanti con la visita del console generale degli Stati Uniti e di Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea».
Quante persone lavorano in Microlife e Microlabs?
«Una quindicina, tra ragazzi e ragazze, tutti laureati e anche con laurea e master: biologia, scienze naturali, ingegneria, chimica. L'addetto commerciale è uno psicologo. E' quasi un miracolo in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. Sono bravi, entusiasti, fanno squadra».
Si accennava alla varietà morfologica, ma anche come effetti, delle microalghe... la Spirulina?
«Spirulina è il nome comune con cui si indicano diverse specie di una microalga blu-verde, a forma di spirale, che appartiene al genere Arthrospira. Pensi che gli Aztechi ne conoscevano le proprietà e la utilizzavano estraendola dai laghi della valle di Anahuac, la mangiavano con le tortillas di mais e la chiamavano «Cibo degli Dei». Quest'alga d'acqua dolce cresce e si moltiplica spontaneamente in numerosi laghi dell'Africa Centrale, attorno al lago Ciad e lungo la Rift Valley, nei laghi del Kenya e in quelli etiopici. La bontà dipende dall'acqua, dalla sua purezza. Trento, per esempio, punta alla produzione di microalghe che crescono nei suoi torrenti e che hanno un tipico principio attivo: la Clorella. Un paese produttore di microalghe è stato fino a qualche tempo fa il Giappone, ma dopo Fukushima si è azzerata la domanda e la produzione. L'utilizzazione delle microalghe è molteplice: cosmetica, alimentare, curativa. Proprio questa versatilità le rende preziose. E ogni luogo ha le sue caratteristiche, ad Abano, per esempio, i fanghi contengono il formidium, efficace contro i dolori articolari».
Ma Aztechi a parte, oggi le microalghe si mangiano?
«Si mangiano, eccome! e sono nutrienti e molto salutari, salvano il cuore. Guardi. (Villa estrae un sacchetto che contiene un intreccio di tagliatelle verde cupo), queste sono tagliatelle alla spirulina. C'è sulle riviere una trattoria, la Trattoria Piave, specializzata in piatti di pasta fatta in casa. Qui hanno preparato spaghetti, gnocchi, tortelloni alla spirulina. Un successo anche se il menù era riservato a noi di Microlife. La microalga, in effetti non ha sapore, ma fa bene. Certo, se mangi un chilo di pasta ingrassi anche se c'è l'alga».
Poi c'è il versante cosmetico, come va?
«Gira discretamente. Anche se bisogna procedere passo passo. Le proprietà cosmetiche di questo olio vegetale sono straordinarie, olio di Sant'Antonio, dal momento che siamo a Padova. Scherzi a parte, nelle microalghe c'è una gamma di principi attivi molto ampia. Una componente proteica-aminoacida, collagene, acido jaluronico, carboidrati, lipidi, luteina e B-carotene, ficobiloproteine, vitamine, minerali. In cosmetica la spirulina fresca è preferibile all'estratto secco e questo perché l'elevata temperatura necessaria per l'essiccazione danneggia molti dei principi attivi».
Chi sono i clienti?
«Sono centri di benessere e di fitness, sono spa, grandi alberghi, centri termali. Al piano di sopra c'è tutta l'attrezzatura, lettino compreso per le applicazioni perché chi viene a comprare vuole testare il prodotto. Recentemente abbiamo acquisito come cliente un hotel di lusso che si trova al centro di Vienna».
Si potrebbe pensare che i beneficiari di questo prodotto siano gente che ha soldi. Diamo salute e bellezza ha chi ha stipendi alti e conto in banca con molti zeri. E'così?
«No, non c'è niente di più sbagliato e porto un esempio che cancella completamente questa supposizione. Per ora è un progetto. In Africa l'alimento base è la farina che ha un basso contenuto proteico, carne poca o niente e, se c'è, mancano i frigoriferi per conservarla. Si scivola dunque in un deficit alimentare cronico, mortale per molti bambini e che, per tutti, ha lo strascico di gravi malattie. L'idea è di realizzare in Africa, dove il sole ha una forza mostruosa, delle serre fotovoltaiche. Il sole produce energia pulita, nella serra si coltivano le microalghe. L'iniziativa può dar lavoro, soprattutto alle donne. I compiti da svolgere non sono particolarmente faticosi. I vantaggi enormi: 4 grammi di microalga al giorno costituiscono un integratore alimentare efficace per un bambino; se il piccolo è malato, se ha la pancia gonfia per la fame, 10 grammi di microalga al giorno lo salvano dalla morte di inedia. Se mangiasse una bistecca morirebbe immediatamente. Mi rendo conto che è un piano ambizioso, che i costi della microalga sono elevati e che ci sarà bisogno di un'accurata ricerca sul campo prima di installare le serre, ma l'idea è bella, è una mano tesa verso i poveri del mondo e quando la faremo diventare realtà saremo felici».
E prima di avviare Microlife, cos'ha fatto Matteo Villa?
«Ero un ragazzino quando, innamorato della fotografia, mi dedicai alla cattura delle immagini nella Formula 1. Monza era a quattro passi da casa ed era quello il mio «ufficio». Da grande avrei voluto fare il giornalista e a Milano, qualche tempo dopo, mi iscrissi a Scienze Politiche alla Statale che frequentai per un anno. Ma intanto il lavoro di fotografo mi aveva portato in giro per il mondo. In Francia, in Belgio. Ciò mi ha permesso di imparare le lingue e di trovare la prospettiva giusta per confrontarmi in un orizzonte più ampio. A Roma ho avuto anche un'esperienza interessante nell'ambiente del cinema. Sono stato revisore cinematografico con Rutelli, consulente per Cinecittà. A Padova ho concluso gli studi universitari, mi affascinava l'ambiente, le strade, le piazze, l'allegria dei colleghi, ma anche la spinta di tante esigenze insoddisfatte. Così mi sono impegnato nell'Asu (Associazione Studenti Universitari) dove ho fatto amicizie importanti che durano ancora. Mi sono laureato in Scienze Politiche con il professor Mistri, tesi sul costo economico di uno sviluppo rispettoso dell'ambiente. Forse questa è stata l'ispirazione dell'attuale iniziativa di imprenditore. A Roma completo la preparazione con un master in Business Administration. Avevo anche colto nel corso degli studi in Ateneo un'occasione importante: così ho passato un anno in Svezia con Erasmus, diritto internazionale».
E della sua collaborazione con l'assessore-ex deputato Andrea Colasio, cosa resta?
«Sono stato a capo della segreteria di Colasio e l'ho seguito nella battaglia per salvare il Castello dei Carraresi dalla cartolarizzazione e dalla svendita. Ho lavorato fianco a fianco di Andrea per sette anni. E' stata una parentesi formativa di notevole rilievo, ho imparato molto, mi sono anche appassionato alla politica, ma senza diventare un politico, la politica come principi da capire, problemi da risolvere, non come veste da indossare. Ora la mia mission si chiama Microlife: quelle alghe per i bambini africani possono rappresentare la sconfitta delle morte per fame».
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