Condanna definitiva per Sgarbi: «Ha offeso il sindaco di Due Carrare»

La querela dopo le pesanti critiche al progetto del centro commerciale vicino al Castello del Catajo nel 2017. La Cassazione rigetta il ricorso del critico d’arte: «Inammissibile». Il primo cittadino: «Restituita la dignità a questo territorio»

Edoardo Fioretto
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi

È infine arrivata la condanna definitiva per il critico d’arte ed ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi per gli insulti – anche piuttosto coloriti – rivolti nel 2017 al sindaco di Due Carrare, Davide Moro.

La Cassazione ha rigettato il ricorso alla sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, che lo ha giudicato colpevole di diffamazione «per avere offeso la reputazione del sindaco», con «l’aggravante dell’utilizzo di mezzi di pubblicità», ossia radio e quotidiani.

In sostanza gli ermellini hanno trovato coerenti i giudizi di primo e secondo grado, confermando le accuse e condannando Sgarbi a sborsare 3.600 euro al primo cittadino di Due Carrare.

«Si chiude una vicenda durata otto anni, che era arrivata a un passo dall’archiviazione, ma sono grato della dignità restituita da questa sentenza non solo a me, ma anche ai cittadini di questo territorio», commenta a caldo Moro.

Ma facciamo un passo indietro. I fatti risalgono all’estate del 2017, quando era ancora in ballo la realizzazione del mega centro commerciale in via Mincana, su un’area non lontana dal Castello del Catajo. Progetto che, come si ricorderà, è stato bloccato un anno più tardi, nell’aprile 2018, dal vincolo della Soprintendenza e successivamente dal Consiglio di Stato che ha dato torto alla società appellante. Questa, in sostanza, la premessa.

Il procedimento era nato, infatti, a seguito della querela presentata dal sindaco di Due Carrare nei confronti di Sgarbi per le affermazioni offensive pronunciate in alcuni video nel corso della trasmissione radiofonica La zanzara, e riportate sul mattino di Padova, contro la decisione di costruire quel centro commerciale.

Frasi più o meno colorite, che partivano da uno “sgarbiano” «Sindaco sei una zucca vuota», fino ad aforismi irripetibili. Dopo la denuncia per diffamazione, è solo nel dicembre 2023 che arriva la sentenza di primo grado del Tribunale di Enna, che condanna il critico d’arte (e sindaco di Arpino) a pagare una multa di 9 mila euro.

Segue il 17 settembre 2024 anche il giudizio della Corte d’Appello di Caltanisseta, che «previa concessione di attenuanti generiche», ne ha «confermato l’affermazione di reità».

È stata anche riconosciuta l’aggravante per la «recidività» degli episodi, avvenuti più volte tra estate e autunno del 2017. Tradotto, sconto sulla sanzione (passata a circa tremila euro) ma comunque colpevole di diffamazione. Questo porta infine al capito conclusivo, che ha trascinato la bagarre anche al Palazzaccio di Roma, dove gli ermellini hanno considerato il ricorso del critico d’arte «nel complesso infondato».

Nel dettaglio sono state valutate «inammissibili» le obiezioni della tesi dei legali difensori, che hanno sostenuto l’errata competenza territoriale del Tribunale di Enna per la sentenza di primo grado (competente perché da quel Comune l’ex viceministro ha caricato il primo video con le offese).

Un boccone amaro da mandare giù per Sgarbi, che si trova in questo periodo indagato dalla Procura di Macerata per riciclaggio di beni culturali e contraffazione di opere d’arte. Si tratta in questo caso della vicenda scoppiata lo scorso anno, relativa alla possesso di Sgarbi di un quadro che si presume essere stato rubato nel 2013, La cattura di San Pietro: accuse che lo hanno portato a dimettersi da sottosegretario del governo Meloni.

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