Condisce la pasta con un'erba velenosa raccolta nei prati: muore intossicato

Tecnico di 62 anni, appassionato escursionista, guarito dal Covid, era tornato a raccogliere erbe spontanee. Purtroppo ha confuso il colchico noto come arsenico vegetale con l'aglio orsino. E' morto all'ospedale di Pordenone
Fleurs coupees de Safran d'automne cultive au Barroux. Crocus sativus
Fleurs coupees de Safran d'automne cultive au Barroux. Crocus sativus

PORDENONE. Un fiore di montagna altamente velenoso, il colchico d’autunno, raccolto erroneamente assieme all’aglio orsino e utilizzato come condimento per un piatto di pasta. È questa la causa della morte di Valerio Pinzana, 62enne di Travesio, deceduto nella mattinata di lunedì dell’Angelo all’ospedale civile di Pordenone, dove era ricoverato da alcuni giorni in gravi condizioni.

Una morte improvvisa che ha lasciato attonita l’intera comunità di Travesio dove la famiglia Pinzana è molto conosciuta. Il padre di Valerio, Renzo, storico bidello alle scuole elementari nella municipalità della Val Cosa, è stato fra i fondatori della locale sezione dell’Associazione friulana donatori sangue (Afds) di cui è presidente onorario e a cui Valerio era iscritto ed è stato donatore per moltissimi anni. Altrettanto conosciuto in paese era Valerio, classe 1959 nato a Caracas in Venezuela e cresciuto a Travesio, apprezzato tecnico della Snam Rete Gas, società che si occupa del trasporto del gas naturale. Una persona, Valerio Pinzana, da tutti descritta come molto gioviale, nonostante la vita lo avesse messo di fronte a delle prove difficili da affrontare come la morte della giovane moglie Antonietta avvenuta 25 anni fa per un incidente stradale. Valerio Pinzana aveva trovato comunque la forza di andare avanti, crescendo amorevolmente il figlio Marco, oggi 32enne, imprenditore, e riscoprendo l’amore con Marina.

Appassionato escursionista, e amante della natura era solito raccogliere erbe spontanee nei prati della Pedemontana pordenonese ed anche per questa ragione quanto avvenuto ha lasciato increduli parenti ed amici. Stando al racconto dei familiari, il tecnico di 62 anni, che peraltro era appena guarito dal Covid 19, che aveva colpito lui e Marina, nella giornata di lunedì 29 marzo, durante un’escursione sui prati di montagna, aveva raccolto delle erbe spontanee, con l’intenzione di utilizzarle per farne un pesto con cui condire la pastasciutta a pranzo. Mangiato il piatto di pasta assieme alla convivente, che risulta ancora positiva al coronavirus, Pinzana ha subito accusato dolori addominali, diarrea e vomito. Sintomi che essendo reduce dalla positività al virus, potrebbe avere sottovalutato, attribuendone le cause proprio a presunti strascichi da Covid 19.
 

La situazione è andata via via peggiorando. L’uomo ha accusato una nausea sempre più violenta, tanto da rendere necessario, dopo un passaggio al pronto soccorso dell’ospedale di Spilimbergo, dove i medici hanno pensato subito ai sintomi dell’avvelenamento, il ricovero al reparto di terapia intensiva all’ospedale di Pordenone. Nonostante il prodigarsi dei sanitari non c’è stato nulla da fare e il decesso è avvenuto nella mattinata di lunedì.

Sempre stando a quanto raccontano i familiari l’analisi effettuata su un campione del pesto ingerito ha dimostrato senza dubbio alcuno che Valerio ha ingerito il colchico, o croco, chiamato “zafferano bastardo” o “arsenico vegetale”, confondendolo con l´aglio orsino. Errore che gli è stato fatale.
 

Oltre al figlio e alla compagna, Valerio Pinzana, lascia l’anziano padre, il fratello Diego e la sorella Mariagrazia oltre a quattro nipoti. I funerali avranno luogo giovedì 8 aprile, alle 11, nella chiesa di Travesio.

(Articolo del Messaggero Veneto)

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